Doni di tempo, emozioni e consapevolezza
Un pensiero sui regali da Quaglia Cocco, Apprendista Befana
Siamo alla soglia della Natività e delle altre festività invernali, un momento dell’anno nel quale presso molti popoli si usa farsi dei regali, secondo quella che è ormai una tradizione universale. E’ molto affascinante la cultura attorno ai regali e all’atto di dare e ricevere, di donarsi, di esprimere generosità, e di creare un circolo emozionale ed energetico attraverso il dono.
C’è anche il rischio di sentirci obbligati a mostrare amore attraverso il regalo, e di cadere nell’abitudine consumistica, accumulando oggetti non utilizzati, impiegando soldi inutilmente, cercando prezzi abbordabili ma contemporaneamente sostenendo condizioni lavorativi inumane e un consumo non-sostenibile di risorse.
Sarebbe bello dare forza a una cultura damanhuriana sul regalo, valorizzando lo scambio più profondo rappresentato dal dono: regalare un’esperienza insieme, una creazione artistica o culinaria, cose fatte a mano, utilizzando materiali dei nostri territori o di riciclo, magari regalare una cosa che è stata in nostro possesso, che è preziosa anche perché è infusa dalla nostra frequenza personale e ha una storia dietro che può essere raccontata. E se si compra qualcosa, sarebbe bello scegliere un oggetto damanhuriano (si può anche commissionare ai nostri artisti a fare regali personalizzati!), o comunque preferire qualcosa del posto o proveniente da una fonte equo-sostenibile e biologica, o qualcosa che sarà usato per molto tempo. È molto bello anche passare questi valori ai figli, regalando loro qualcosa che rimarrà a lungo: l’attenzione e il tempo passato insieme, al di là dei desideri del momento.
Ecco alcune cose che ho trovato stimolanti per applicare altre logiche nel pensare ad un regalo:
“I 5 linguaggi dell’amore“, libro scritto da Gary Chapman, che definisce 5 modalità principali per esprimere e vivere l’amore: regali, tempo di qualità passato insieme, parole di affermazione, atti di servizio e devozione, e tocco/intimità. Chapman ritiene che ognuno di noi abbia una modalità principale e secondaria che ci apre all’amore. E’ molto comune esprimere amore attraverso la modalità in cui a noi piace riceverlo, invece che nel modo gradito per l’altra persona. E’ vero che a volte un regalo fa più piacere a chi lo fa che a chi lo riceve!
Jennifer H. un’avvocatessa esperta di diritti umani che si è sposata con un nativo Maya del Guatemala, mi ha raccontato che nelle tribù Maya, la tradizione non è di regalare anelli per il matrimonio, ma di scambiare il proprio cucchiaio tra marito e moglie. Il cucchiaio di solito è intagliato a mano nel legno dalla persona stessa, con aggiunta una striscia colorata, e ha un significato preciso che fa riferimento a conquiste ed avvenimenti nella vita della persona e della tribù. Certo, ha senso così: che utilità può avere un anello d’oro e diamanti nella giungla del Guatemala, anche se ci fosse l’economia per acquistarlo? Meglio il cucchiaio, che si usa ogni giorno, e quindi è infinitamente più prezioso.
Un altro aneddoto sulle posate e i matrimoni: quando mia cugina Lulu si è sposata, ha ricevuto tanti regali dai miei nonni e dalla famiglia, fra i quali un bellissimo set in ceramica per fare la cerimonia del tè, gioielli di giada, sciarpe di seta. Ha ricevuto inoltre un set di bacchette per mangiare, in legno. Lei era sorpresa da questo semplice regalo di poco prezzo, ed i nonni le hanno spiegato che è un regalo tradizionale cinese per il matrimonio, perché in lingua cinese, la parola bacchette (kuai-zi), se è divisa nei 2 componenti, significa “velocemente” (kuai) “fa nascere un bambino” (zi), quindi più che il valore fisico, è un gioco di parole che ha un valore come augurio linguistico-simbolico. Magari anche lontano dalla Cina le bacchette potrebbero essere un regalo adatto ai genitori che desiderano un figlio/a.
Pensare bene a cosa regalare è un’opportunità per offrire un pezzo di noi stessi agli altri, conoscerci meglio e approfondire le nostre relazioni.
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