Senegal: da Dakar a Guede Chantier

Storia del nostro gemellaggio con Guedè Chantier, in Senegal, seconda parte 

Spero che la storia del gemellaggio fra Damanhur e l’Eco-Comunità di Guedè Chantier in Senegal via abbia appassionato!  L’insegnamento, da parte nostra, di alcune tecniche di conservazione del cibo alle donne di Guedè, ha reso solida e concreta la connessione fra le nostre comunità.

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Il giorno dopo il nostro arrivo a Dakar, Pellicano – la nostra esperta di conservazione, Ousmane Ali Pame – uno dei leader della comunità, ed io siamo partiti per Guédé Chantier. Ci è voluto molto tempo per uscire da Dakar, che, come tutte le grandi città, é circondata da una periferia molto ampia. Finalmente siamo arrivati nella savana senegalese, caratterizzata da molta sabbia, alcuni alberi e arbusti in grado di resistere alla mancanza d’acqua. È stato interessante veder spuntare improvvisamente gruppi di animali, molte capre, mucche e dromedari che pascolavano, in cerca di foglie da mangiare. Gli alberi di acacia sono molto belli, ma le piante più impressionanti sono i grandi baobab, che sembrano tendere i numerosi rami, quasi spogli, verso il cielo. Questi alberi sono molto antichi, a volte di centinaia d’anni, e ci siamo fermati più volte per permettere a Pellicano di orientarli.

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Ogni tanto incontravamo qualche asino, alcuni selvatici, altri legati a carri di legno. Passando abbiamo visto diversi villaggi, e siamo rimaste incantate da Ousmane, che ci ha raccontato la storia di tutto ciò che abbiamo visto: una vera fonte inesauribile di informazioni!

Finalmente siamo arrivati a St. Louis, una vecchia città coloniale molto bella, e abbiamo pranzato a casa del cugino di Ousmane. Sua moglie ci ha preparato un pasto delizioso che abbiamo consumato nella loro bella e fresca casa, mentre all’esterno la temperatura era a oltre 30°C. Si vedevano ovunque molti bambini, e anche se i popoli del nord del Senegal sono molto belli, quei piccoli con i loro occhi sorridenti lo erano ancora di più.

Subito dopo pranzo siamo ripartiti, perché iniziava a diventare tardi, e ci sarebbero volute alcune ore per arrivare a Guédé. Il paesaggio diventava sempre più desertico, quando finalmente abbiamo raggiunto la nostra meta, dove duecento persone ci aspettavano per una cerimonia di benvenuto. Nel caldo della sera Ousmane ci ha presentato, dopodiché ha preso la parola il rappresentante ufficiale degli anziani della comunità, il quale ci ha parlato in Pulaar, il linguaggio del popolo Fulani che vive nel nord del Senegal, nella Mauritania, Mali e Gambia.

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Ousmane traduceva in inglese, ed io traducevo dall’inglese all’italiano per Pellicano. Un cantante ha cantato alcune bellissime canzoni in nostro onore, e siamo rimaste incantate e commosse dall’intensità delle loro parole, dall’importanza che danno alla relazione tra le nostre due comunità. Alcune frasi mi sono rimaste particolarmente impresse: “Adesso siamo fratelli e sorelle” e “La nostra casa è la vostra casa”.

Abbiamo portato i saluti ufficiali da Damanhur e alla sera finalmente ci siamo riposate nella semplice, ma accogliente casa della famiglia di Ousmane. L’abitazione, a forma di cavallo, ha un cortile interno, e dal momento che questo popolo non ha perso il costume di vivere insieme, in ogni casa vivono circa trenta persone, che diventano sessanta durante le festività. Ogni persona ha un suo ruolo, e le donne fanno i turni per cucinare. In un certo senso sembrava di essere in un nucleo damanhuriano, dove le responsabilità sono condivise e dove tutti a turno si prendono cura della casa.

Dopo la cena comune Pellicano e io siamo andate a riposare nella nostra stanza. Stanche, ma colme di emozioni, ci siamo addormentate sotto la protezione di una zanzariera. Ci siamo svegliate il giorno dopo, pronte per iniziare la nostra missione: il corso sulla conservazione del cibo!

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