Alex Grey sull’arte Damanhuriana Art, parte 2a

Ecco la 2a Parte dell’intervista  ad Alex su Damanhur.

alex2-925x1213Alex Grey:Io vedo Damanhur e i Templi come un essere vivente, con molte estensioni ed arti, come un vortice di energie sottili.

Mentre scavano con pazienza nel profondo della montagna e trasformano le caverne e i corridoi di roccia in spazi magnifici, i damanhuriani offrono un modello di impegno per la trasformazione personale, scendendo sempre più in profondità dentro di se.
il popolo esprime la sua creatività attraverso il sistema comunitario, educativo, economico, sociopolitico, l’impegno per l’ambiente,l’agricoltura e tutte le arti e mestieri.Io non conosco nessun altro posto sulla terra dove sia praticato un approccio così integrato all’interno di una scuola iniziatica.
Damanhur e i suoi Templi sono una guida luminosa di possibilità per il futuro.

 

 Intervistatore damanhuriano: Come pittore e artista visionario, vedi qualche correlazione tra le tue opere e quelle degli artisti damnahuriani?

Alex Grey: Io vedo una vera fratellanza e una grande similarità negli intent. Nel nostro piccolo  Chapel of Sacred Mirrors cerca a sua volta di riportare in vita o riallineare le persone con il loro potenziali e le loro anime risvegliate. Quello è il mio scopo, non solo creare una meravigliosa e fantastica visione, così bella quanto dovrebbe essere; Non credo sia quello lo scopo, tutta l’arte è utile , e io amo tutti i tipi di arte.

D’altro canto , penso che possa  essere elevata ad una sacra missione a questo punto, come ho spiegato, riaccendere  cioè la nostra interconnessione come specie umana e comprendere cosi la nostra connessione con la natura.Se non risvegliamo un rispetto reverenziale per la vita, ci perderemo nel processo inarrestabile di autodistruzione come specie umana, distruggendo anche le altre specie non avendo rispetto per l’interazione con la natura.Ecco perchè il metodo Damanhuriano ci sono  il gioco e i laboratori, sono tutte metafore che parlano dell’interazione tra le persone e con la terra, trovando modi di lavorare con creatività e ecologicamente , o almeno pensare in questo modo per puntare ad un futuro sostenibile.

Penso che noi abbiamo bisogno anche che sia l’arte a puntare in quella direzione.

My favorite mural in the Temples of Humankind...

Ho amato Warhol ma non mi mostra lo stesso tipo di battaglia che  è rappresentata davvero bene nella sala della Terra, la battaglia che avviene nello spirito umano. battaglia dove persone di pietra, o specie  robotiche vengono sconfitte e uccise da risate e passione.

Quindi credo che saranno questi gli elementi a sostenerci nella nostra gioia creativa e questo è certamente ciò che Damanhur rappresenta per me.

Da Qui Damanhur Futuro magazine #5, Gennaio- Marzo 2005

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 Clicca qui per leggere  l’Artec come  missione sacra – Part 2

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Era il 1985 e nacque l’esperimento “Olio Caldo”: per un anno interno, cinque persone vissero in una baita, nutrendosi di quello che riuscivano a produrre da sole, con la possibilità di scambiare al mercato di Damanhur le loro eccedenze con i generi loro mancanti. Anche gli abiti erano tutti di produzione damanhuriana, l’energia elettrica era quella prodotta da una bicicletta collegata a un generatore, gli spostamenti avvenivano a piedi, in bici o grazie a passaggi, quando se ne trovavano.

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