Alex Grey sull’arte Damanhuriana

Alex Grey è uno dei pittori contemporanei più noti in America che fa dell’arte una dimensione spirituale.
Il suo lavoro si basa sull’anatomia del corpo umano, la creazione di immagini inquietanti che ne mettono in discussione la percezione.
I temi principali alla base del suo lavoro sono la morte e la trascendenza, e l’idea che l’arte sia una pratica spirituale. Grey è diventato molto acclamato per una serie di 21 dipinti figurativi a grandezza naturale che ha chiamato Specchi Sacri, iniziati nel 1979 e completati 10 anni più tardi.
Il dipinto guida l’osservatore in un viaggio interiore di scoperta verso il divino, esaminando in dettaglio il corpo umano, la mente e lo spirito al fine di dimostrare il collegamento tra le forze anatomiche e spirituali.
Con l’aiuto della moglie Allyson e della figlia Zena, Alex ha creato la Cappella dei Sacri Specchi a New York, uno spazio dedicato all’arte e alla spiritualità, che ospita momenti di preghiera e di meditazione, durante le fasi di luna piena.
Sono uscite molte pubblicazioni sul suo lavoro: ‘Specchi Sacri’, che ha venduto 75.000 copie ed è stato tradotto in cinque lingue, e più recentemente ‘Transfigurazioni’ che comprende più di 300 immagini di dipinti e disegni. Alex Grey ha anche scritto l’introduzione al libro sui ‘Templi dell’Umanità’, pubblicato in America nel 2005.

Dalla Rivista Qui Damanhur Futuro n.5 Gennaio-Marzo 2005

Intervistatore Damanhuriano: Può parlarmi della sua impressione sui Templi dell’Umanità?

Alex: “Penso che mi ci vorrà un bel po’ di Tempo per smaltire realmente l’impatto con i Templi.
Ci stavo meditando questa mattina, e, considerando la situazione del mondo, la mia impressione complessiva è stata di un campo di battaglia e di una tenda da triage su quel campo, in cui lo spirito umano all’arrivo è stato trovato morto , ed è stato necessario resuscitarlo .
I Templi dell’Umanità sono i defibrillatori che possono dare lo shock necessario al cuore umano per riportare in vita la sua divinità e questa è la medicina per l’anima, ed è assolutamente necessaria in questo momento.
L’impressione generale è di accoglimento di antiche saggezze, un bilanciamento delle energie maschili e femminili, una corrispondenza tra il cielo e la terra. Il ristabilimento della verità, la bellezza e la bontà come cardini del nostro potenziale spirituale. Quindi, penso che nel momento in cui ci si addentra nella montagna che lo ospita, è quasi come essere inglobato, digerito dalla divinità. Quando ci cammina attraverso è come se avesse diversi organi. C’è il laboratorio alchemico, posto di comando, centro del processo di trasformazione che facendoti entrare nei diversi stati degli elementi, attiva questo aspetto della psiche e dell’anima, e l’ elemento dell’anima prende vita o viene ricordato.
Quindi mi ha fatto davvero molto piacere sentire che l’orientamento della filosofia damanhuriana, se ho capito bene, è quello di risvegliare la nostra divinità interiore. Ho trovato molte relazioni tra questa filosofia e i miei studi sul Buddismo tibetano. Tutti noi possediamo i semi che ci possono portare all’illuminazione o sono già liberati, ma abbiamo bisogno di rendercene conto. Ci siamo costruiti una specie di grfande nuvola che oscura la nostra divinità e la pratica spirituale ci permette di entrare in contatto con il nostro essere profondo .
Così i Templi si percepivano come una creatura viva che ha molte membra ed è potenzialmente attiva in tutti i damanhuriani. Tutte le loro azioni vengono mosse per il bene del pianeta e con il rispetto e l’ amore per la natura e le nostre origini celesti, avendo fede che queste azioni possano riaccendere la speranza e la fede nell’umanità in generale … ”

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