Viaggio nei Templi dell’Umanità:La Sala dei Metalli

[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Questo Tempio circolare è dedicato ai metalli e al tempo. Otto preziose finestre in vetro raffigurano otto volti, completati da segni di Lingua Sacra damanhuriana, informazioni sui metalli e paesaggi che raffigurano simbolicamente un’età della vita. Il percorso dall’età più giovane collegata al ferro, a quella più avanzata legata all’oro, simboleggia l’esistenza umana come un viaggio di raffinamento spirituale.
Quattro portali in vetro Tiffany dedicati all’aria, all’acqua, alla terra e al fuoco si stagliano nelle aperture delle pareti. Davanti ai portali e al centro della Sala si ergono colonne in ceramica, decorate come se fossero alberi, che però crescono dall’alto verso il basso, come richiamo all’albero dell’immortalità. Questa Sala, legata al tempo, ha infatti la funzione di collegamento tra la dimensione della vita e l’Oltre.[/vc_column_text][vc_single_image media=”60890″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]In questa Sala l’umanità combatte simbolicamente contro le sue parti negative: cavalieri e danzatrici dal soffitto difendono il fuoco centrale opponendosi alle allegorie dei vizi raffigurati sul pavimento. La trama simbolica della Sala dei Metalli è costruita sull’opposizione e sull’azione: rappresenta l’importanza della scelta, della conoscenza e della volontà per trasformare in positivo anche gli elementi negativi, e per superare la necessità del conflitto.
Questa Sala è a disposizione per meditazioni collegate al percorso della propria vita, al contatto con il sé in diversi momenti del tempo, e per prepararsi a scelte ispirate.[/vc_column_text][vc_single_image media=”60894″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]

Immergiti nel Viaggio nel Templi dell’Umanità con Unicorno:

Mi ritrovo a camminare in punta di piedi, tanto il silenzio è profondo, in questo spazio che ricorda la forma di una tazza tibetana. E la delicata e misteriosa vibrazione di questo strumento sacro è il suono che apre alla percezione della Sala, che mi appare davvero maestosa; e mi sento quasi intimidita, nel violare questo luogo in cui mi immergo con rispetto ed emozione, nella penombra di una morbida luce dorata. Mi siedo al centro, alle mie spalle la grande colonna centrale; cerco di comprendere con lo sguardo tutta la circonferenza, e poi il soffitto, e poi il pavimento, delimitati entrambi da un doppio quadrato, il simbolo di Damanhur, che si ritrova sulla gialla bandiera della Federazione.
Questa Sala conduce nel cuore dell’Alchimia, raccontando dei metalli, delle loro diverse frequenze e temporalità. La durata dei metalli, infatti, è molto ampia, molto più di quella delle “forze vive” – in questo modo vengono chiamati gli esseri viventi in Alchimia – e ogni metallo rappresenta una frazione temporale differente all’interno del tempo, che immaginiamo come un grande mare.

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Proprio per questo motivo, nel laboratorio alchemico i metalli hanno funzioni specifiche: non è possibile avere a che fare con il vasto territorio temporale utilizzando soltanto le forze vive, così effimere, ma sono necessari una varietà e uno spessore temporale che i metalli riescono a offrire.
Uno dei principi dell’arte applicata ai Templi è la saturazione dei sensi: pitture, vetri, mosaici, suoni concorrono a creare una specie di “cortocircuito sensoriale”, tanti e diversi sono gli stimoli che provengono dall’esterno. Anche i profumi sono importanti per raggiungere questo stato di coscienza particolare e ogni sala ha una connessione con un profumo specifico, che in un certo senso contribuisce ad attivarla, così come accade con lo strumento del quale “riconosce” il suono. Nei Metalli il profumo è l’incenso, mentre nella Sala della Terra è il muschio. Saturazione dei sensi. In effetti i miei occhi si spostano voracemente da un punto all’altro, per cercare di cogliere il più possibile l’insieme.

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Una volta saziata dalla sua splendida complessità, sono pronta per scoprire la ricchezza dei singoli particolari. Mi alzo e osservo, una a una, le otto vetrate che riempiono le altrettante nicchie delle pareti, ognuna delle quali descrive, attraverso simboli e immagini, le caratteristiche del metallo a cui la nicchia è dedicata, caratteristiche descritte su fasce in vetro legato a piombo; qui trovo il simbolo chimico, la temperatura di fusione, la massa atomica, il segno dei Tarocchi e quello zodiacale, il pianeta e il colore corrispondenti a ogni metallo.
In realtà, ciò che maggiormente mi colpisce è che l’immagine centrale di ogni vetrata, perno intorno alla quale ruotano tutte le altre simbologie, è un luminoso volto umano, che dà luce a tutto quello che sta in- torno, forse a significare che è l’alchimista che, con la sua ricerca, dà senso e misura a ogni cosa e che il suo corpo, che vive su di sé lo scorrere del tempo – rap- presentato qui dall’alternarsi delle stagioni – è un laboratorio alchemico capace di cogliere la complessità dell’universo e di partecipare alle sue manifestazioni. I volti sono differenti, perché rappresentano le età dell’essere umano a cui i diversi metalli sono collegati; intorno, pezzi colorati di mosaici in vetro raccontano la varietà di esperienze vissute e di conoscenze elaborate.

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