Ahura Mazda è l’unico Dio, creatore del mondo sensibile e di quello sovrasensibile dello zoroastrismo. Uno dei suoi nomi significa “Spirito che crea con il pensiero”. Che il pensiero crea, lo sappiamo già in tanti; lo spiega la fisica quantistica e lo afferma anche una delle leggi della magia. Forse una delle domande da porsi è: noi umani siamo capaci di pensare? E cosa significa “pensare”?
Secondo il dizionario Treccani, pensare è “l’attività psichica per cui l’essere umano acquista coscienza di sé e del mondo in cui vive”. Mi sembra una definizione da meditare.
Pensare non è solo lo scorrere di idee e pensieri nella nostra testa, mediati dalla chimica del corpo e dai condizionamenti culturali, suggeriti dalle esperienze sensoriali e dalla nostra fantasia, ma un processo da guidare per accendere la coscienza del nostro ruolo nel mondo.

Pensare e riflettere, per me, sono elementi cruciali della mia vita fin da bambina. Mi ricordo un giorno da piccola a scuola, quando la maestra ci chiese: “Possiamo non pensare?
Quella domanda mi colpì come una piccola illuminazione e portò con sé molti altri quesiti: ”I pensieri che adesso passano per la mia testa, proprio adesso, sono miei? Come mai li penso io e non la persona accanto a me? Cosa determina i miei pensieri? Come posso accedere ad altri pensieri?’’

Queste e altre domande simili non sono mai scomparse e sono diventate ancora più complesse dopo che ho scoperto la filosofia di Damanhur. Nella maniera originale e un po’ provocatoria che caratterizzava il suo insegnamento, Falco Tarassaco, fondatore e guida spirituale di Damanhur, diceva che in questo momento storico l’essere umano non pensa ma ricorda. Cioè, i nostri pensieri si basano su valutazioni ed elaborazioni di memorie ed esperienze precedenti. Secondo Falco, insomma non abbiamo ancora la capacità di creazione assoluta ma solo quella di re-inventare partendo da elementi che sono già in noi.

Alla luce di questo, la mia esperienza come psicologa ha acquisito una nuova profondità. Se creiamo i nostri pensieri dalle memorie, e i pensieri creano la nostra realtà, allora sono le memorie che creano la realtà. Quanto dei programmi del nostro passato che non ci servono più possiamo trasformare lungo il nostro percorso spirituale? Quali sono gli strumenti più adatti?
Ecco cosa ho imparato sull’uso del pensiero nella mia vita a Damanhur.

Porte per altri pensieri

Se vuoi pensare diversamente, poniti domande diverse. Farsi la domanda giusta è un’arte. Qualche volta giriamo attorno a un problema non perché non ha una soluzione ma perché continuiamo a guardare la cosa dallo stesso punto di vista: siamo fermi sulle stesse memorie, sugli stessi vecchi programmi.
Fermarsi, fare un respiro profondo, collegarsi al corpo e al “qui e ora” può liberarci dal loop che ci ancora al passato e aprire una nuova spirale di associazioni e memorie che porti a nuovi pensieri.

Dicono che dopo la nostra morte, nel passaggio verso l’Oltre, ci siano delle porte da passare, e che queste porte siano custodite da esseri che ci faranno una domanda. Direi che è saggio iniziare a esercitarci, mentre siamo in vita, a farci più domande possibile, da più punti di vista e con logiche diverse. In modo da non essere colti di sorpresa, quel giorno, e dare risposte scontate…

L’umorismo libera

Tra tutte le logiche che possiamo applicare, quella di un pensiero umorista è quella che ci dona più libertà. Anche nei momenti difficili, se riusciamo ad accedere al lato umorista della situazione – che normalmente c’è, anche se si nasconde – possiamo accendere un tipo di pensiero che ci permetta di dare una diversa direzione agli eventi. Anche se ci sono dolore e sofferenza, possiamo trovare un collegamento con un’energia spirituale che ci aiuta a trasformare la situazione, oppure con la nostra capacità di accettarla.
Falco diceva spesso che Dio è il massimo umorista. Ho provato in alcuni momenti difficili a ricordarmi di questo e a cercare quale potesse essere il lato umorista. Non sempre riuscivo a trovarlo, ma spesso il solo fatto di pensarci mi donava una maggiore leggerezza di fondo e mi permetteva di pensare: “Domani è un altro giorno” (proprio come Rossella in Via col Vento ;-).

Non pensiamo ma ricordiamo… allora giochiamocela

Come ho scritto sopra, Falco ci insegna che non pensiamo ma ricordiamo… beh, mi ricorda Esperide Ananas, damanhuriana e amica, che non dobbiamo interpretare questo solo in chiave negativa. Ricordare vuol dire dare densità temporale alla nostra esistenza. Se avessimo solo il potere di creare con il pensiero, vivremmo in un eterno presente, ma senza la direzione di evoluzione data dall’esperienza stratificata nei ricordi. La sfida scelta dalla nostra specie è quella di arrivare a pensare, conservando la memoria.

È allora di fondamentale importanza la capacità di cambiare i nostri ricordi, o la nostra interpretazione di essi, per quanto riguarda quelli che ci limitano e non ci sostengono nell‘espressione delle nostre potenzialità. Prima di scegliere la Scuola di Damanhur mi sono formata nell’ambito dell’EFT- Emotional Freedom Technique (TLF – tecnica della libertà emozionale) come una delle prime psicologhe in Croazia a esplorare questo metodo che collega le sensazioni, i pensieri e le memorie negative al rilassamento attraverso la sollecitazione di punti energetici chiave sul corpo. Collegato a specifiche affermazioni, questo metodo permette il rilascio della carica emozionale di un evento, dando l’opportunità di vederlo in un modo diverso. I ricordi che causano sofferenza e dolore possono così trasformarsi. Un metodo che ho trovato molto efficace.

Arrivando a Damanhur, ho scoperto che esiste un corso di trasformazione ricordi, sostenuto dalla nostra unica tecnologia spirituale-selfica. Il percorso utilizza dei “semi temporali”, cioè particelle energetiche in grado di far germogliare possibilità di ricordi nuovi nei rami del tempo. Si parte dal passato, per liberarci dai limiti, per poi arrivare a direzionare il nostro futuro.

Un invito a trasformare i nostri ricordi

Ti invito, in questo mese di agosto, a immaginare cosa succederebbe se potessi cambiare i tuoi ricordi negativi. Questo non vuol dire che le cose vissute non esisteranno più, ma che acquisiranno un’altra valenza.
Puoi iniziare anche senza ricorrere ai semi temporali. Per prima cosa scrivi su un pezzo di carta questi ricordi. Per esempio ricordi che ti portano a non avere un lavoro che ti soddisfa, a non sentire che hai valore, che non ti meriti di essere amata/o, di essere incapace di fare qualcosa… scrivi i dettagli di quel ricordo.

Prova a meditare su questi ricordi, e racconta la storia come se non fosse la tua. Immaginati che il protagonista sia un eroe/eroina, che nonostante le difficoltà che incontra, trova sempre nuove strategie per farcela e trasformarsi. Poi, quando senti che la storia prende davvero vita, e che risuona dentro di te, rileggila con te al centro della storia, come se fosse una lettera di una persona che ti ama tanto e che ti aiuta a vederti in una luce nuova.

Se tutti riuscissimo a cambiare i ricordi che ci condizionano, vivremmo più felici e in un mondo migliore.
Buona trasformazione dei ricordi a tutti!

Bertuccia Bietola