Meditando su Yagil Qan, lo spirito divino del mese di maggio che trasmette l’anima vitale ai fanciulli, la domanda che mi pongo è: come può una società facilitare l’espressione dei talenti insiti nei nostri piccoli? Forse se immaginassimo che c’è uno spirito divino che insuffla loro l’anima e li rende messaggeri dei piani spirituali, saremmo più rispettosi delle loro personalità, caratteristiche e inclinazioni.
Il sistema educativo dominante in occidente, invece, sembra fatto apposta per non permettere lo sviluppo del potenziale creativo e umano delle persone.
Esistono modelli pedagogici differenti, che stimolano di più la fantasia e credo che l’essere umano debba essere libero di seguire i suoi talenti e la sua missione fin da piccolo, invece che essere indottrinato per adattarsi a schemi prestabiliti di ciò che serve alla società. È un dato che la nostra società è in gran parte disfunzionale, il modello non può far altro che creare individui disfunzionali, che saranno molto probabilmente infelici, non completamente realizzati, e spesso malati come conseguenza della loro insoddisfazione e stress.
Dall’asilo nido, alle superiori per passare all’Università il prototipo di persona che si vuole creare è quello di qualcuno che pensa – e sente – poco. Qualcuno creato per seguire le idee di altri e incapace di essere empatico e amorevole verso gli altri che non siano nella sua cerchia più stretta. Numerosi approcci educativi alternativi ci mostrano che è possibile creare esseri umani più felici e realizzati: la pedagogia steineriana, quella della Montessori, quella contemporanea di Shalva Amonashvili, pedagogo russo che recentemente ha visitato Damanhur e molti altri. Tutti esempi che indicano come educare figli non voglia dire forzarli ad adattarsi a uno stampino predefinito.
Da tempo mi interesso a questo tema, e in un periodo della mia vita ho lavorato come psicologa in un ospedale per bambini in difficoltà a Zagabria. Erano bambini vittime di abusi fisici, sessuali ed emozionali e venivano durante il giorno in clinica. La terapia, quando possibile, includeva anche i genitori o gli adulti di riferimento di quei piccoli. Questo lavoro, difficile e delicato, mi ha permesso di rendermi conto di quanto è importante l’aspetto familiare nella formazione di una persona. A fine giornata, dopo la terapia con noi, i piccoli stavano meglio, ma quando li rivedevo una settimana dopo, erano di nuovo traumatizzati perché il loro setting di vita non era in grado di sostenere la loro salute psichica.
Ho anche visto quanto fosse devastante quando i bambini, tolti a genitori abusivi, venivano affidati ad adulti non in grado di accogliere con compassione e accettazione vera l’esperienza che avevano vissuto. Questa negazione rendeva la ferita ancora più profonda, anche se le circostanze dell’abuso non c’erano più.
Con il passare del tempo e le mie nuove esperienze – in primis la mia vita a Damanhur – ho compreso che la formazione di un essere umano inizia ancora prima del parto e che le influenze sono molto più ampie del solo ambito familiare e scolastico. A Damanhur ho trovato un approccio veramente olistico, che realmente credo possa essere di ispirazione per il mondo ed essere il primo mattone per costruire poi un percorso educativo verso esseri liberi, completi e risvegliati.
Il futuro inizia prima del concepimento
Nella filosofia damanhuriana, la formazione del futuro essere, e di conseguenza la costruzione della sua linea di vita, inizia idealmente molto prima del suo concepimento: quando una coppia inizia a pensare di avere figli. Accogliere un nuovo nato è un evento sacro al quale i genitori e la comunità si preparano bene: scegliere con consapevolezza di diventare genitori, condividendo con gli altri la propria decisione, è un’attenzione che crea un campo energetico forte e direzionato. Iniziare a immaginare una nuova vita con una scelta consapevole, credo possa avvantaggiare la vita del piccolo che nascerà a tutti i livelli, spirituale, emozionale e fisico. Per arricchire le emozioni della madre e le prime esperienze del piccolo in utero, le future mamme fanno meditazioni specifiche nei Templi dell’Umanità e dinamiche di contatto con il Mondo Vegetale, attraverso percorsi nel Bosco Sacro. Queste possibilità sono aperte a donne di tutto il mondo che abbiano piacere di sperimentare questo approccio.
Un atto sacro
La nascita è un atto sacro, delicato, dove si toccano le profonde porte della vita e anche quelle della morte, e in cui la donna attinge ad energie ed esperienze antiche come la razza umana. Ho lavorato anche come psicologa nella preparazione al parto ed ho osservato quanto cambia nel parto se la donna considera il parto come un atto magico e di grande trasformazione, invece che solo un momento “tecnico”.
Le ostetriche damanhuriane seguono la donna in gravidanza sia dal punto di vista fisico e pratico, che da quello psicologico, energetico e spirituale.
Quando le condizioni lo permettono, i nostri piccoli vengono alla luce in casa, in modo che la loro nascita sia un momento sacro condiviso da tutta la comunità. Ho assistito in prima persona a una nascita e l’accoglienza di questa nuova vita è stata uno dei momenti più belli ed emozionanti della mia vita. La famiglia damanhuriana in cui Innana è arrivata conta quindici adulti. Tutti insieme abbiamo disegnato una stella bianca fatta di piccoli sassolini davanti alla casa, per creare un segnale sottile per l’anima in arrivo. Come richiesto dalla madre, il travaglio è stato accompagnato da tamburi, musica e canti per darle energia e farle sentire la presenza amorevole degli altri. Quando la piccola è nata abbiamo tutti pianto e riso di gioia, sentendoci parte di un miracolo molto più grande di noi. In seguito, per dare il benvenuto a Inanna, oltre ai riti di accoglienza abbiamo fatto una festa collettiva con musica e danza, invitando tutti i cittadini di Damanhur.
Quali sono le tue esperienze di educazione e crescita che ti hanno aiutato a far affiorare quell’animo vitale che ti anima? O esperienze vissute dove hai con il tuo approccio come genitore, famigliare o educatore aiutato a far fiorire in altri bambini?
Bertuccia Bietola