La storia di un guaritore
Vivo a Damanhur da sempre, nel senso che sono stato parte della sua fondazione. Anzi, grazie al lavoro di tanti, con la mia compagna fummo la prima coppia con figlia ad entrarci stabilmente nella primavera del 1980. Damanhur è stata tutta un’avventura, dal conoscere Falco Tarassaco, allora semplicemente Oberto, fino a scoprire che ciò che avevo sempre rifuggito, cioè il curare, era proprio una delle mie attitudini principali. Il tutto, passando attraverso il sentirsi parte del progetto che avevo sempre sognato, fondare una Comunità, per rivoluzionare da pioniere il modo di vivere il mondo, studiando la comunicazione, che era già il mio lavoro, essendo io un cibernetico.
Mi preparai ad essere un guaritore spirituale nell’estate del 1978, riconoscendo Falco come mio maestro spirituale. All’epoca, in Italia, eravamo poco più di una cinquantina e ci conoscevamo tutti. Quest’anno compio quarant’anni di carriera professionale occupandomi di guarigioni energetiche. Sono l’unico professionista tuttora operante da allora, impegnato a trasmettere le cose che ho imparato facendo centinaia di migliaia di trattamenti.
In questi anni, ho potuto assistere a sostanziali cambiamenti dell’approccio terapeutico, alla trasformazione degli approcci alla salute e alla nascita delle attuali DBN, ovvero le discipline del benessere, saggiamente regolamentate da diverse nazioni e inserite, come auspicava l’OMS, nei protocolli della salute.
La globalizzazione porta, oggi più che mai, ad affermare che malattia e salute sono concetti collettivi che impongono di trasformare i paradigmi di riferimento: io sono il mondo e se tu non stai bene io perdo la salute. L’essere umano è un mammifero gregario, “progettato” per vivere e riprodursi con gli altri, in una vita da spendere nel miglioramento di sé. Migliorarsi significa allargare se stessi, cioè imparare a considerarsi, pur partendo dalle caratteristiche e dall’esperienza personale, come un elemento della vita dentro e fuori di noi. La salute vera, la Sanitas, coincide con il sentirsi armonicamente inseriti nella propria vita, nel proprio ambiente, nel proprio mondo.
Non a caso, oggi tutti parlano di benessere nelle grandi come nelle piccole cose: ci danno gioia e pienezza certi momenti in cui ci sentiamo nella piena realizzazione di noi stessi, nella sintonia di tutte le nostre pulsioni. Ci danno gioia i momenti in cui siamo realmente uniti agli altri, ai nostri cari ma anche semplicemente ai nostri colleghi, ai nostri vicini di casa e a tutte quelle persone che, senza rappresentare rapporti fondamentali, ci ricordano però che la gradazione dei rapporti umani comprende anche delle semplici conoscenze che, correttamente esplorate, senza molto investire né troppo pretendere, possono darci il senso della collettività, del quale l’uomo, animale gregario, ha bisogno. Ci danno gioia quei momenti in cui ci sentiamo intimamente legati allo scorrere della vita nell’universo e alle sue leggi, religiose per alcuni, laiche per altri, ma avvertibili con la stessa forza nei momenti di maggiore pienezza.
Photo credit (inclusa la Header foto): Perla ElanHor Lanari
L’individuo sano è un individuo dunque spirituale, in continuo cambiamento attraverso una spiritualità non risolta confessionalmente bensì intimamente avvertita, autonomamente esplorata, lontani dai condizionamenti che restringono il pensiero e producono malattia. Questa spiritualità va poi liberamente affermata, di fronte a sé e di fronte agli altri, perché per operare i cambiamenti che conducono allo stare bene occorre iniziare a riflettere su questa parte di sé. Si tratta di un percorso che tocca anche tutte le altre parti, affinché siano ricomposte e producano la salute, come insegna il principio olistico.
Essere spirituali significa saper dare significati alle cose, avere una propria cosciente posizione di fronte alla vita, invece di vivere perché si è vivi e di credere in qualcosa perché se ne ha bisogno. Questa è la mia ricerca di quarant’anni guidata dall’arte di guarire, dalle energie, per favorire il cambiamento, scoprendo ogni giorno che: per avere qualche cosa che non hai mai avuto, per essere qualche cosa che non sei mai stato, per sentire qualche cosa che non hai mai sentito, devi fare qualche cosa che non hai mai fatto!
Vivere così significa andare oltre la malattia che non è solo disagio, bensì un aiuto al cambiamento: oggi, che disponiamo degli strumenti per comprenderla, lo è più che mai. L’idea di natura è mutata notevolmente all’interno della nostra cultura. Come il concetto di Spiritualità, ha anch’essa subito una separazione dalla dimensione del quotidiano ed un’idealizzazione che l’ha spesso resa fenomeno letterario romantico o cornice estetica alla nostra esistenza. Contestualmente, la natura è stata oggetto di una crescente predazione che ne ha fatto un bacino di risorse da saccheggiare ed una fornitura illimitata di materie prime.
In realtà, i due atteggiamenti sono assolutamente connessi, in quanto proprio il distacco della natura da una dimensione intima quotidiana ha permesso di “non vedere”, di non essere testimoni, di non “ascoltare” abusi e soprusi operati a suo discapito. Ha permesso altresì di concepire la natura stessa, non come un mondo di Forze ed esseri viventi, ma come inerte “materia” senza storia e senza nome. Lontani dalla natura abbiamo perduto la nostra umanità e questa perdita ha segnato un ulteriore allontanamento da essa e da noi stessi. Vero è che ogni affronto alla natura, ogni minaccia ed ogni ferita pesa su tutti noi come umanità.
I moderni discorsi biologici ed ecologici aprono prospettive nuove di rispetto, ma restituiscono solo una parte della visione della natura, proprio perché sono discorsi “logici”, mentre per giungere a percepirne la complessità di creatura vivente, abbiamo bisogno di una chiave d’accesso diversa. Per semplificare, possiamo dire che abbiamo bisogno di sentimento e di misticismo. In pratica occorre riappropriarsi dell’idea che naturale significa vivo e vitale, di una vita che è flusso capace di attraversare tutte le forme, siano esse minerali, vegetali, animali e persino spirituali.
Penso che l’umanità debba riappropriarsi di un moderno vitalismo, capace di integrare la chimica e fisica con le forze trascendenti che tutto ispirano e modellano. Qui entra l’esperienza diretta del guaritore. Le ideologie, troppo spesso, dimenticano le parti energetiche, quelle trascendenti la materia; separano la natura in classi che non solo dividono ma stabiliscono livelli di complessità con i quali poi si crede di poter organizzare l’esistenza, interpretandola come un mero fatto chimico. Ecco che mangiare gli animali diventa male e cibarsi di vegetali può essere bene, dimenticando la complessità della natura. Ci siamo dimenticati per l’appunto di essere “animali sociali”, come scriveva già Socrate 2500 anni fa, concependo l’idea di separazione, di egoismo, che ha finito per snaturare il senso della collettività e dell’appartenenza, tanto da intaccare, se non annientare, il mondo.
La natura si estrinseca nella vita che è continuo cambiamento, arte dell’incontro. Le neuroscienze ci insegnano quanto l’egoismo non esista, l’umanità è pura appartenenza. Il nostro sistema nervoso centrale è fatto da neuroni che si cercano per la vita intera, mossi dall’unico fine di unirsi per dare vita ad una sinapsi. Fatta la prima, operano intensamente per fare la seconda e così via. La stessa cosa che fanno gli esseri umani per tutta la loro esistenza: si cercano e s’innamorano.
La natura non è un sistema “umanocentrico”, ma neppure è un fenomeno bio-centrico. Il fulcro è l’energia che modella l’ecosistema complessivo, le informazioni sono lo strumento del continuo cambiamento. Oggi occorre mutare le idee, bisogna cambiare le logiche, trasformare i paradigmi che limitano l’intelligenza della vita. Se, come dice la fisica, noi vediamo solo il 4 % di quello che c’è nell’universo, non si può pensare che la chimica organica spieghi il mondo, sapendo che ignoriamo il 96 % dell’esistente.
Guarire significa tornare ad allearsi con la natura, formulare nuovi patti mistici tra uomini, alberi e dei, comprendendo tutti i mondi di mezzo. Riunire le forze di natura e i mondi della spiritualità, fare una balzo dalla moderna cultura riduzionista ad un nuovo futuro possibile, nel quale un rinascimentale vitalismo ci ridia il senso dell’unione con il tutto: io sono il batterio che respiro, la foglia d’insalata, la mela e la gallina che mangio. Ciò che faccio a loro, lo faccio all’umanità e agli dei. Allora, solo e se questo accadrà, non ci saranno più le malattie.
Per guarire tutti abbiamo bisogno di tutti. Da soli siamo deboli e indifesi, insieme siamo forti e felici. L’epicentro di questo nuovo vitalismo sarà scoprire la forza di guarigione del gruppo, superando la dicotomia formata dal binomio terapeuta/malato.
Fare il guaritore mi ha consentito di comprendere tutto questo e molto altro ancora, Condensando le esperienze fatte, in un metodo d’insegnamento per provare ad essere felici insieme, creiamo una Scuola per imparare a fare i Guaritori Spirituali nel terzo millennio.
Orango Riso
Coscienza dell’Ecosistema
“La vitalità, nel suo complesso, si trasferisce da una creatura all’altra: questo avviene con l’alimentazione ma anche ad un livello differente, attraverso sfere di coscienza via via più ampie.
Esiste un sistema ecologico che travalica la semplice fisicità dei corpi, per portare il tutto a sistemi più elevati, oserei dire “spirituali”.
Collegarsi alla coscienza di creature diverse, per quanto a volte embrionale, mi ha sempre aiutato a comprendere come, in realtà, questi esseri non fossero così diversi, come altrimenti apparivano, bensì parti di me.”
Falco Tarassaco
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