Le piante comunicano?
La musica delle piante, a Damanhur, appassiona tutti: i ricercatori che studiano ogni giorno nuovi protocolli per approfondire lo studio della materia; i cittadini, che ascoltano e riflettono e si rilassano al suono dei loro amici alberi; i visitatori, che considerano la piante musiciste come una delle più valide ragioni per trascorrere un periodo di rigenerazione nella Federazione di Comunità; le piante stesse, almeno a giudicare dalla capacità con la quale si dedicano alla musica, che riescono in questo modo a esplorare aspetti della vita che diversamente, forse, non conoscerebbero.
Eppure, i concerti dei vegetali con gli umani non sono che la punta avanzata di una ricerca più ampia, che investe l’ambito della comunicazione tra uomini e piante. La musica delle piante, pur gradevole e divertente, sarebbe semplicemente un fenomeno stupefacente, se non fosse il compimento di un percorso di relazione teso a realizzare una condizione di scambio fra queste specie così diverse.
Le piante e gli umani: davvero due specie diverse?
Beh, non scherziamo: umani e vegetali sono piuttosto diversi, non crediamo sia da sottolineare. Ma lo studio sulla sensibilità di piante e alberi mette in evidenza anche tante analogie. A Damanhur la ricerca in quest’ambito inizia nella seconda metà degli anni Settanta, quando la prima comunità non è ancora del tutto abitata ma già la comunicazione con gli alberi è oggetto non solo di esperienze di ricerca ma anche di corsi aperti al pubblico. Se da un lato, specialmente in quei primi anni, il tema è stato trattato soprattutto in chiave di rispetto, sensibilità, medianità, andando avanti con gli anni sono emerse nuove possibilità per osservare il fenomeno anche da un punto di vista più razionale. Sono preziose, da questo punto di vista, tante indagini diverse compiute nel mondo negli ultimi trenta anni. Infatti, dalla fine del secolo scorsi sono sempre di più coloro che pensano che la vita delle piante sia fatta anche di pensiero, sentimento, curiosità, percezione, e numerose interessanti ricerche hanno aperto prospettive nuove.
Cosa dice la scienza?
Una delle più recenti, spiega che pur se prive di occhi e orecchie, per lo meno di occhi e orecchie paragonabili ai nostri, le piante sono in grado di vedere, udire, odorare e rispondere a segnali e pericoli ambientali, in particolare a patogeni virulenti. Riescono a farlo grazie ad alcune centinaia di proteine diverse in grado di rispondere a microbi e a diversi altri tipi di stress. Ad affermarlo sono Shahid Mukhtar e Timothy Howton, dell’Università dell’Alabama.
Preso atto del fatto che solo una piccola parte di queste proteine sensoriali è conosciuta e catalogata dalla genetica classica, il team di ricercatori americani, comprendente docenti e allievi, ha creato la prima “mappa di rete” per circa 200 di queste proteine. Appare chiaro che alcune di esse fungono da nodi principali fondamentali per l’integrità della rete stessa, mentre emergono ulteriori interazioni ancora da comprendere nella loro funzione. Quello che è certo è l’alto livello della percezione e della risposta biologica dei vegetali, strettamente in relazione con la connessione tra “individui” diversi.
Le relazioni sono importanti anche per loro
Quindi non soltanto le piante percepiscono l’ambiente circostante, al di là delle risposte biologiche ad acqua-terra-vento e via dicendo, ma lo fanno anche in ragione della relazione con loro simili. E anche la relazione con i loro “dissimili”, cioè ad esempio con noi umani, è quindi non solo possibile ma molto probabile. La musica appartiene alla categoria degli stimoli ai quali le piante rispondono maggiormente e che sembrano essere a loro volta interessate a riprodurre. Chi ha assistito a dimostrazioni di musica delle piante, sa anche quanto esse siano sensibili al tipo di atteggiamento, di pensiero, verrebbe da dire “di desiderio di comunicazione” che le persone esprimono nel loro confronti, e rispondono di conseguenza.
Tutto l’ambito della comunicazione tra esseri umani ed esseri vegetali, che si è sviluppato nei primi anni soprattutto in chiave empirica, è destinato a svilupparsi nei prossimi anni in chiave accademica. Chissà che un giorno non ci accorgeremo, mediante sofisticate apparecchiature scientifiche, che anche le piante stanno, con stupore, accorgendosi che pure noi umani, in fondo, sappiamo pensare e parlare!
Nel frattempo, se ti interessa comunicare con la tua pianta preferita, puoi farlo attraverso il nuovo device Bamboo!
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