Quanti buchi ha un anello

Gnomo Orzo è uno degli appassionati ricercatori, nonchè istruttore dei corsi sulla Fisica Spirituale , un vasto campo di ricerca che spiega la nascita delle forme e della vita dal punto di vista delle energie spirituali che pervadono l’universo.
In Damanhur la ricerca che si conduce fuori da sé è sempre una strada che porta a nuove scoperte anche dentro di sé. Incuriositi dalla sua storia lo abbiamo intervistato per farci raccontare i traguardi che ha raggiunto in questi anni di studio e scoprire come si è avvicinato alle leggi di questa scienza parallela.

Con te Gnomo! Com’è nata la tua passione per la Fisica Spirituale?

Il 22 gennaio del 1980 compivo nove anni ed ero ancora fermamente convinto che un giorno sarei stato capitano di una nave spaziale. Non avevo preferenze particolari, mi sarebbe andata bene sia l’Arcadia di Capital Harlock che l’Enterprise del capitano Kirk. Ciò che importava era la destinazione: tornare a casa su Antares. Ma ahimè, iniziavo già a nutrire qualche dubbio circa il fatto che ci sarei riuscito.
Quindi già da un po’ di tempo mi ero concentrato su un altro obbiettivo, che era molto più abbordabile e stava in una mano: un libro molto particolare che volevo.

Nessuno tra coloro a cui lo avevo chiesto insistentemente sembrava voler esaudire la mia richiesta, tranne mio zio, che arrivò quel giorno con il regalo più bello che abbia mai ricevuto, se si esclude il vascello spaziale ovviamente.
Me lo ricordo ancora: copertina gialla e titolo nero nello stile sobrio di un’edizione tascabile adatta a quel libro. Lo lessi per mesi, lo rilessi, senza capire neanche una parola. Leggevo e rileggevo quelle parole che parevano macchie indistinte di inchiostro buttate là così, senza nessun senso. Ma a me non importava nulla, era bellissimo avere tra le mani “La Teoria della Relatività Ristretta” di Albert Einstein. Sarà ristretta perchè il libro è piccolo, pensavo tra me e me…

Molti anni dopo ho conosciuto Damanhur e Falco Tarassaco. È stata la persona che mi ha aiutato a conciliare aspetti della vita che dentro di me non sembravano avere nessun nesso, come lo spirito e la materia, il sacro e il profano, le divinità e la meringata alla panna. Ha accostato la Fisica moderna alla tradizione misterica e secondo me ha donato delle chiavi per far pace con la nostra storia antica. Quando negli anni ’90 ha iniziato a dibattere con noi su quelle che ipoteticamente potevano essere le leggi fondanti del nostro universo, mi ha mostrato come tutto si possa ricondurre ad un’unica fonte e nulla sia separato.

Decisi di provare a fare sul serio e gli chiesi di verificare se potevo insegnare a mia volta quello che mi aveva aiutato a scoprire. Me ne pentii subito, perchè mi tenne per due ore inchiodato a rispondere a domande veramente impossibili. Ne uscii distrutto e sconfortato. Lui mi disse di provarci ugualmente ad insegnare, ma di non smettere di confrontarmi con gli altri ricercatori e con lui. A distanza di 25 anni sono molto felice di essermi “messo nei guai”.

In questi giorni è uscito il tuo primo libro, frutto della ricerca nel campo della Fisica Spirituale…

Scrivendo «Quanti buchi ha un anello?»  durante tutto il 2017 mi venivano costantemente in mente la sensazione fisica, l’odore di carta e alcune pagine di quel testo esoterico, il libro di Einstein, così affascinante e allora assolutamente incomprensibile.


Ebbene, negli ultimi vent’anni, insegnando la Fisica damanhuriana in tutto il mondo mi sono reso sempre di più conto che oggi alla scienza non interessa minimamente che l’universo sia comprensibile a tutti. Come se questa consapevolezza fosse appannaggio di pochi, costantemente impegnati nella ricerca della complicazione invece che della complessità.

Io ho scritto questo libro perchè ciò che mi ha insegnato e dimostrato Falco Tarassaco è che l’universo è più semplice e più vicino a noi di quanto si possa immaginare. Non serve una navicella spaziale per raggiungerlo, basta uno specchio. È una consapevolezza che mi ha permesso di iniziare a guardare il mondo con occhi completamente diversi.

Oggi osservando me stesso, gli altri, un sasso o una stella, non riesco più ad immaginare che si trattino di cose separate e non riesco più a credere che ciò che vedo con gli occhi sia oggettivamente vero. Per fortuna vivo da trent’anni a Damanhur, un luogo in cui le certezze sono come i lego: piccoli mattoncini che riposizioniamo costantemente per costruire cose nuove. Così, invece di impazzire, tutto ciò mi ha reso più felice.

 

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Responses

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  1. Mi spiace di non poter venire a sentirti venerdì sera a nuovamente perchè sarò in viaggio per il mare. in questi ultimi giorni mi stanno venendo pazze idee che spero di sviluppare nella calma dei prossimi giorni. PERCHE’ L’OSSERVAZIONE INFLUENZA GLI EVENTI
    L’osservazione, nasce sempre dall’esigenza di conoscenza, che porta con il contributo della memoria all’acquisizione del sapere. La conoscenza della dinamica degli eventi, genera la necessità di utilizzarli, a nostro favore per soddisfare i nostri bisogni. Se è vero che il Sapere è potere, l’osservazione rappresenta il fondamento del potere attraverso il quale gli eventi vengono influenzati. Durante l’osservazione l’essere respira, provocando il vento cosmico che crea il collasso d’onda. L’osservazione è il dono divino concesso all’uomo, essere debole e bisognoso, per dotarlo di quel potere che divenendo personale cessa di essere eterno.

  2. Grazie Silvano. Non posso che essere pienamente d’accordo con te: il respiro è il meccanismo base per far accadere ogni cosa e il collasso della funzione d’onda (che avviene costantemente), se non viene guidato da noi, ci rende effetti della realtà, invece di essere le cause di questa.
    Nel nuovo libro, che ho pubblicato da qualche giorno e che descrive i fondamenti della Selfica, descrivo proprio questo processo, usando il formalismo dell’Elettrodinamica quantistica e paragonandolo alla tradizione sapienziale antica, perfettamente coerente con tutto questo.
    Sono sicuro ci saranno occasioni in futuro di conoscerci, considerando che le distanze sono solo apparenze!
    A presto e grazie del tuo commento