Autosufficienza alimentare: com’era una volta?

Chi viene a visitare Damanhur oggi e si ferma a mangiare in qualche comunità trova di sicuro in tavola qualche prodotto dall’orto di casa e verdure che arrivano da Porta della Terra, la fattoria dove si coltivano tante varietà di ortaggi e cereali, si allevano i bovini, ci si prende cura di quasi 80 famiglie di api e si vendemmia l’erbaluce.

Tantissimi ettari agricoli tutti accorpati: un sogno realizzato dopo quasi trent’anni in cui i primi agricoltori damanhuriani andavano avanti e indietro per la Valchiusella.

Già, perchè negli anni ’80 gli unici territori che avevamo acquistato per coltivare il più possibile biologico erano sparsi tra 4-5 comuni, ed i ragazzi che si occupavano delle mucche, delle patate, dei pomodori e del fieno per gli animali trascorrevano più tempo sul trattore che sui campi!
Acquistare i terreni agricoli nella piana di Cuceglio ha reso possibile creare la fattoria di Porta della Terra. E’ stato un lavoro certosino portato avanti da Pooka Gelso, un indomito sognatore pratico che ha cominciato a tessere le relazioni con tutti i proprietari terrieri della piana già alla fine degli anni ’80.


Pooka non è stato solo un intermediario eccezionale, è stato un abile giocatore a biliardo, perchè per acquistare un terreno per noi strategico ha acquistato a volte terreni che non ci interessavano minimamente, per poi fare una permuta con un altro terreno da permutare a sua volta con il terreno che, guarda caso, era proprio quello che ci interessava!
Anni di attesa paziente, o forse è più appropriato dire di semina! Ed infine, dopo molti anni, è arrivato il raccolto: siamo riusciti ad acquistare la fattoria, che però era in condizioni miserevoli!


Abbiamo abbattuto tutto ma conservato i mattoni vecchi: la nuova fattoria è stata costruita con i criteri della bioedilizia, ed i mattoni erano l’unica cosa sana del rudere che avevamo comprato!
Oggi a Porta della Terra abitano circa venti persone, tra adulti e piccoli, c’è un agriturismo, “Il Tarassaco”, e tanti progetti di sviluppo in corso. Il sogno, com’è giusto che sia, continua…

 

 

 

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Era il 1985 e nacque l’esperimento “Olio Caldo”: per un anno interno, cinque persone vissero in una baita, nutrendosi di quello che riuscivano a produrre da sole, con la possibilità di scambiare al mercato di Damanhur le loro eccedenze con i generi loro mancanti. Anche gli abiti erano tutti di produzione damanhuriana, l’energia elettrica era quella prodotta da una bicicletta collegata a un generatore, gli spostamenti avvenivano a piedi, in bici o grazie a passaggi, quando se ne trovavano.

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