La nascita dei Templi dell’Umanità
Un Racconto di Fenice Felce, uno tra i fondatori di Damanhur postato qui per celebrare il ventesimo anniversario dell’apertura al mondo dei Templi dell’Umanità.
Era da tempo che chiedevamo a Falco di iniziare a costruire i Templi dell’Umanità; lui, sorridendo, sempre ci rispondeva che non era ancora il momento giusto. Intanto era stata acquistata una vecchia baita sulla collina che sovrastava il paesetto di Vidracco. La casetta, tutta in pietra, addossata alla terra, era immersa in una folta vegetazione; un piccolo spiazzo pratoso sul fianco della stessa ed un grande noce che dominava maestosamente il tutto.
Il luogo emanava armonia ed aveva un’atmosfera magica che avvolgeva tutto quanto. Iniziammo i lavori di restauro, vennero eliminati i rovi, tagliammo l’erba, pulimmo tutto ed alla fine ottenemmo una casetta immersa nel bosco come quelle che si leggono nelle fiabe. Stupendo! Sulla facciata della casa, accanto alla porta d’ingresso, all’interno di un esagono, venne dipinto un falco con la scritta “Pensa bene degli altri”, base della nostra scelta di vita. Ci piaceva moltissimo questo posto. Dopo la giornata di lavoro nella costruzione del villaggio di Damanhur e della pulizia del territorio, la sera ci si recava, a piedi poiché la stradina sterrata e piena di vegetazione non permetteva il passaggio di auto, in questo magico luogo. Si preparava la cena che veniva servita su due grandi tavoli in legno grezzo posizionati sotto il grande noce che reggeva anche una bella altalena per il divertimento dei nostri piccoli.
Dopo la cena comune in cui si scambiavano commenti, idee, progetti, risate, ecco arrivare il momento tanto atteso “le chiacchiere attorno al fuoco”. Ed in cerchio, seduti su basse panchine, ciocchi di legno e grandi sassi, con la coperta di lana sulle spalle per proteggerci dall’umidità della notte, tante domande alle quali Falco rispondeva; battute, allegria e gioia che invadeva i cuori mentre il fuoco partecipava scoppiettando, sbuffando e lanciando fasci di scintille. Ed una sera piena di stelle luminose ecco ripetere la stessa domanda: “quando si potrà iniziare a costruire il Tempio? “: Lui disse di prenderci per mano, di chiudere gli occhi, di pensare ad una cosa bellissima e di chiedere al Cielo se questo era il momento giusto. E se questo era il momento giusto il Cielo avrebbe risposto con un segno. Così facemmo, ripetendo tre volte la domanda al Cielo mentre l’energia, l’emozione e la speranza facevano fremere i nostri cuori e le nostre membra.
Quando aprimmo gli occhi vedemmo una grande palla di fuoco attraversare tutto l’arco del cielo lasciando dietro di sé una luminosissima scia da cui cadde una pioggia di scintille dorate proprio sopra il nostro cerchio. Il Cielo aveva risposto! E Falco, guardando sorridendo i nostri occhi pieni di stupore disse: “Se volete, si può iniziare a scavare..”.
Ed una delle nostre soddisfazioni più grandi era vedere gli occhi pieni di stupore e le espressioni di meraviglia dei fratelli che venivano portati a vedere per la prima volta i corridoi, i dipinti, le vetrate, le sale, i passaggi segreti di questa fantastica opera. Ed un giorno, all’ingresso degli scavi, Falco ci fece trovare un biglietto: “Oh tu che stai scavando, considera: Tu stai mettendo le mani in un luogo ove solo Dio prima di te ha messo le mani.”
Fenice Felce
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