Questo è il terzo di un articolo in tre parti. Il primo e il secondo puoi trovare seguendo i link.
Riflessioni personali di Esperide Ananas Ametista
Questo momento ci permette di fermarci e porci domande nuove — o forse le stesse che già animano la parte più sensibile del nostro animo — e, soprattutto di fare silenzio per lasciar emergere le risposte. Che tipo di essere umano vogliamo essere quando usciremo da questa pandemia? Sappiamo così poco di ciò che sta davvero succedendo, ma di certo questa crisis ci mette davanti futuri opposti: un mondo di controllo e repressione, o una nuova comunità globale umana solidale. Il risultato dipenderà dal nostro coraggio ed equilibrio sul campo di battaglia interiore. Riusciremo a riempirlo di fiori attraverso la connessione, la generosità o sarà sterile come le mani pulite troppe volte con il disinfettante, che porta via con sé anche i batteri utili alla nostra relazione con l’ambiente? La vita è un grande flusso che ci attraversa, che collega tutto e nessuna separazione — sopratutto quelle estreme come quella a cui tanti nel mondo sono, o sono stati costretti —è indolore. Non trasformiamola in abitudine, cerchiamo al contrario in essa tutta la forza del desiderio di contatto, perché anche le battaglie interiori si vincono più facilmente con l’aiuto degli altri.
Mi colpisce anche come l’azione del Covid19 sembri il rovescio di una conflitto“normale”. Le conseguenze di questo virus stanno facendo scomparire soprattutto gli anziani, invece che i giovani, come è successo nelle due grandi guerre mondiali, e in tanti altri conflitti. Al posto della generazione più recente, quella con più esperienza. Non ci sono eroi giovani e forti che muoiono gloriosamente per permetterci di celebrare il fascino ancestrale della guerra. Ci sono solo anziani che lasciano il corpo nel silenzio. Molti di loro resi più deboli e vulnerabili non solo dall’età, ma dalla solitudine e dalla povertà. Anziani che muoiono in fretta, senza avere forse finito di raccontare. Voci più sagge che potrebbero aiutarci a comprendere meglio, a superare il panico collettivo con una prospettiva storica più lunga… tesori distillati lungo il tempo di un’intera vita, già passata attraverso situazioni di emergenza. Adesso dobbiamo tutti diventare “Anziani”, abbracciare il meglio di noi stessi e la forza che la vita ci dà, per superare la paura, andare con il cuore aperto verso gli altri e fare scelte risolutive.
Il cambiamento climatico ci metterà di fronte ad altre prove, e probabilmente non sarà nemmeno sufficiente fermare il mondo per superarle. Questa può essere la prova generale di solidarietà e trasformazione. In termini pratici, significa sentirsi parte di un’unica umanità—e andare nella direzione opposta della globalizzazione. Una nuova ricerca di quale sia il significato di essere umani e per cosa valga la pena vivere.
Ci serve un completo re-design: se siamo in grado di immaginarlo, potremo realizzarlo. La manifestazione segue sempre l’intenzione. La formula è tutta da definire, ma tra gli elementi che non possono mancare sono: l’agire a livello locale, tornando a un modo di vivere più vicino alla terra, coltivare e nutrirsi di prodotti locali ricchi di vita e delle sostanze che ci servono per mantenere in salute il nostro corpo; creare e proteggere nuovi global commons; reinventare l’educazione per il futuro; riprenderci la responsabilità della nostra salute curandoci rispettando il nostro corpo come la sede della nostra anima. Serve unire il maschile e il femminile dentro di noi per essere individui completi davvero capaci di amare—al di là delle definizioni di genere—e creare nuove formule di relazione e famiglia. Serve circondarsi di arte e musica, non solo come fruitori ma con il piacere e il coraggio di essere tutti creatori; dare vita a comunità intenzionali e solidali ovunque, anche nelle città; sostenere e creare reti di informazione alternative; creare sistemi di valuta complementari locali, sostenendo i piccoli business locali che sono i più colpiti dalla crisi economica che i lockdown sta creando per creare un’economia virtuosa e rispettosa degli esseri umani e del mondo. Serve infine avere il coraggio di unirsi e fare sentire la propria voce, in tutte le piazze, quelle fisiche e quelle virtuali.
Se perdiamo questa occasione ci ritroveremo in un mondo in cui per molti di noi sarà difficile avere il piacere di vivere. Se riusciremo a fare tutti anche un salto spirituale, passata la tempesta, scopriremo un cielo luminoso con i colori di una nuova alba.
Cosa farai in modo diverso domani?
Scritto da Esperide Ananas Ametista
Psico-sociologa, facilitatrice spirituale, guaritrice e ambasciatrice della Federazione di Damanhur.
confesso che ho letto e riletto gli articoli e riflessioni di Esperide, pensati e ripensati in questi giorni, li trovo molto profondi ed articolati, e se ci torno su trovo sempre frasi illuminanti, ancora oggi, ma io ho l’impressione che l’uomo sia strumento degli Dei, non sempre benevoli a cui piace vederci soffrire, vedi guerre olocausti, insomma sembra avere un coltello nel costato che ogni tanto lo girano per ricordarci che siamo umani, anche la natura non si salva vedi gli incendi boschivi , poi nelle guerre non vince sempre l’esercito più forte ma quello che ha dalla sua parte il Dio più forte, la storia c’è lo ricorda, scusate se sono cosi crudo , ma vivo questi giorni che per me sono tempi di guerra contro un nemico invisibile, con voi salutate Esperide Ananas Ametista 3 nomi 3 articoli,1Triade