Sono passati quasi due anni da quando ho partecipato al programma New Life di Damanhur. Questa esperienza ha cambiato la mia vita. Come una persona più matura in cerca di una nuova visione, durante i miei tre mesi nella comunità ho percepito il senso rinnovato di uno scopo. Ho anche considerato di ritornare a Damanhur per viverci. Invece mi sono mossa attraverso gli Stati Uniti, trasferendomi da una tranquilla isola del Pacifico nord-occidentale a una città avanzata del Sud-Est. In termini damanhuriani, è stato certamente un movimento da “Gioco della Vita”, che mi ha scosso dall’autogratificazione, in cerca di un cambiamento. Finora, tutto ciò è stato sia impegnativo che ispiratore. E non senza interrogativi.
A volte vorrei essere ritornata a Damanhur. Sarebbe forse stata la scelta migliore? Me lo chiedo spesso. Ma poi mi rendo conto del fatto che la questione non è necessariamente dove mi trovo a questo punto, ma chi sono e come posso esprimere al meglio la mia divinità interiore all’interno della grande comunità del nostro pianeta. Non devo necessariamente vivere a Damanhur per essere partecipe. Damanhur è viva dentro di me: è l’essenza creativa del luogo, gli ideali, una comunità di individui che condividono uno stesso scopo, che anch’io condivido. Quando sono stata a Damanhur, mi sono sentita attratta da molti suoi aspetti. Fili di interessi, alcuni dei quali sentiti fin da bambina, si sono assemblati in una raccolta di segni e sincronicità. Esiste un tipo di scrittura chiamato saggio lirico intrecciato, nel quale si prendono soggetti apparentemente scollegati fra loro e li si intessono in una storia poetica. Può trattarsi di una combinazione di fatti reali e fantasia che può avere una semplice conclusione oppure no. Ma su un altro livello, le metafore stesse consentono di rintracciare il significato del viaggio. L’immaginazione del lettore è libera di riempire il resto, che è forse l’elemento più importante. Comporta una sorta di conoscenza e insieme un penetrante senso di mistero. Il significato più profondo della storia è rivelato nel corso del tempo, non solo al lettore, ma anche allo scrittore.
Damanhur rappresenta il mio saggio lirico intrecciato. Una grande parte della mia anima vive ancora lì nel panorama sincronico, tessendo tra la gente e agendo sulla visione collettiva. Questa connessione mi mantiene sul mio cammino, a prescindere da quanto approssimativo e senza meta possa a volte sembrare: incarna la narrazione della mia storia nel mondo.
Sono stata in visita a Damanhur una sola volta dopo la mia esperienza come New Life. Spero di ritornarci di nuovo un giorno, forse persino di viverci. Ma per ora condivido la visione ispiratrice dal luogo in cui mi trovo. I semi germogliati a Damanhur possono essere piantati ovunque, in qualsiasi situazione in cui i fili della mia anima si intessano in un racconto lirico di significato.
A volte ci vuole un po’ di “scavo nel tempio”. E non si tra
tta di trovare un tesoro sepolto, si tratta di crearlo, passo dopo passo, scalpellata dopo scalpellata, come Michelangelo Buonarroti quando parlò “di liberare un angelo da un blocco di pietra”. Noi esseri umani dobbiamo scavare e creare i nostri propri templi con fede e fatica. Fondamentalmente, noi stiamo risalendo da sottoterra e trasformiamo l’anima collettiva portando luce e creando nelle profondità e nelle pieghe dei misteri passati.
Questa è la luce che vive dentro di me e che spero di condividere con gli altri. Aggiungo le mie volute metaforiche e i miei guizzi poetici, traducendo l’esperienza al mio meglio.
Le persone possono entrare liberamente in parti diverse della storia, trovandovi forse un bagliore della loro divinità. Io sono una cantastorie che narra di un mondo migliore per come percepisco dovrebbe essere. Ciò che ho imparato dalla mia esperienza di Damanhur è che stiamo entrando in un Rinascimento di coscienza creativa, di cui faccio parte anche io, entusiasticamente.
Ann Marie Molner