Spiritualità significa, in uno dei suoi mille significati, legame fra condizioni che sono apparentemente contraddittorie: considerare la vita e la morte come il continuamento l’una dell’altra, tanto per fare un esempio; affrontare con libero arbitrio il proprio destino, tanto per farne un altro. Le leggi dell’universo, così estremamente semplici ed estremamente complesse allo stesso tempo – altra apparente contraddizione! – possono essere lette, interpretate, applicate da angolazioni diverse. La magia è sia aritmetica sia poesia, sia creatività sia rigore, e alcuni campi di ricerca sembrano avere come propria missione quella di dimostrare questo assunto.
Parliamo di numerologia. In Damanhur, è una disciplina oggetto di una certa attenzione. Pur non rientrando fra gli insegnamenti diretti di Falco Tarassaco – a differenza della fisica spirituale, della selfica, dell’armonizzazione interiore e di tanti altri – è sempre stata esplorata da ricercatori damanhuriani, in particolare da Delfino Mogano e Piviere Cetriolo; quest’ultimo ha lasciato il corpo proprio questa primavera, e lo ricordiamo qui con affetto e stima.
Autori entrambi di libri e corsi sul tema, i due ricercatori damanhuriani spiegano che la numerologia è una scienza antichissima, che legge nei numeri delle persone, collegati alle lettere che compongono i loro nomi, i talenti e le prove che faranno parte della loro vita.
Cosa dice la numerologia?
Possibile? Impossibile? Come può un evento così casuale, come il nome scelto dai genitori, rivelare le caratteristiche profonde di una persona e indirizzarla verso determinati accadimenti?
“Tutto è numero”, diceva il filosofo greco Pitagora nel VI secolo a. C., intendendo in quel “tutto” anche l’accezione metafisica. Il principio sul quale si basa la numerologia è quello dell’incontro fra statistica e sincronicità. La statististica ci dice quali sono le probabilità che una determinata cosa accada, la sincronicità distribuisce quelle probabilità nel tempo. Il fatto che a un determinato nome, combinato con un determinato cognome, in corrispondenza di una data di nascita – tutti elementi riducibili in cifre – corrispondano un determinato carattere, determinate abitudini e un possibile destino, deriva dai legami che la sincronicità crea tra gli eventi e la loro manifestazione. Per cui, al numero finale, derivante da nome, cognome, data di nascita della persona, corrisponde un quadro ben preciso: provare per credere. E non si tratta solo di un numero finale, ma anche molte altre elaborazioni e scoperte sono possibili.
L’artefice è la persona
Il punto importante, per ritornare alle considerazioni iniziali, è chiedersi se poi, alla fine, rischiamo di trovarci chiusi in una cifra, all’interno della quale il nostro carattere, i nostri interessi, la nostra relazione con gli altri, la nostra forza sono già definiti e a noi non rimane altro che conformarci.
Naturalmente, l’insegnamento della numerologia è proprio quello di comporre aritmetica e poesia. Il quadro che ci indicano i numeri è chiaro, preciso, e indica delle linee di sviluppo possibili ma spetta a noi trovare il modo di concretizzarlo. Due bravi attori possono leggere la stessa poesia in modi diversi, rispettandone il testo ma arricchendola di sfumature che vengono dalla loro sensibilità; allo stesso modo, due traduttori possono riscrivere lo stesso testo letterario fedelmente, ma con effetti diversi. I nostri numeri, quindi, rappresentano il punto di partenza – importante e caratterizzante – dal quale ognuno dà forma alla propria vita. L’artefice è sempre la persona.
La flessibilità dell’universo
Il significato spirituale delle leggi universali è proprio quello della flessibilità: indicano un quadro di partenza con il quale ogni individuo e ogni gruppo può decidere di dialogare, plasmando la propria storia e, così facendo, la storia dell’universo stesso.
La stessa realtà di Damanhur lo testimonia: un insegnamento preciso, una filosofia di vita definita, che si sono sviluppati grazie a come ogni damanhuriano ha saputo interpretarli e renderli vivi.
È la vita stessa che è così: quali ambiti apparentemente rigidi – lavoro, casa, religione e via dicendo – possono in realtà rivelare spazi di grande creatività? Ecco lo spunto per una bella meditazione…