Il tema della libertà spirituale è cruciale in tutto il mondo. Basta andare sui siti delle associazioni che si occupano di tutelare il diritto alla libera religione e spiritualità e il problema appare in tutta la sua evidenza.
In misura diversa, talvolta da parte dello Stato, in altri casi da parte di giornali, forze politiche e gruppi di opinione, i gruppi religiosi grandi e piccoli, con una lunga storia o più recenti sono oggetto di campagne ostili, camuffate da forma di tutela nei confronti dei cittadini. In Italia, ad esempio, dove il diritto alla libera professione spirituale è tutelato dalla Costituzione, è in atto da una decina di anni una campagna contro i movimenti neo spirituali basata su accuse che non hanno nulla a che fare con la sfera religiosa o spirituale, ma che rimandano a violazioni della libertà personale e al fatto che gruppi e comunità si baserebbero sempre o quasi sempre sull’esercizio della manipolazione mentale.
Dall’Italia all’Europa
Per sostenere le loro tesi e spaventare l’opinione pubblica, i complottisti anti spiritualità sostengono che in Italia vi sarebbero quattro milioni di persone molto vicine, se non affiliate, a gruppi spirituali pericolosi. Da dove esca questo dato non si sa, anche perché secondo i ricercatori veri, quelli che cioè lavorano sul campo, la cifra reale è enormemente inferiore: le minoranze spirituali in Italia equivalgono a circa due milioni di cittadini, e tra essi ci sono anche musulmani, protestanti e altri appartenenti a religioni storiche. Per cui, come possano risultare quattro milioni di neo spiritualisti, è veramente misterioso.
Citiamo l’Italia perché è il Paese nel quale Damanhur è nata e si è sviluppata ma nel resto dell’Europa e del mondo la situazione è sovente altrettanto preoccupante. E questo, limitandoci all’ambito dell’Unione Europea, nonostante vi siano le disposizioni FORB (Freedom of Religion and Belief) su questo tema, presentate recentemente presso la Camera dei deputati italiana.
La spiritualità fa paura?
La domanda vera è: perché la libera spiritualità fa così paura? Perché è percepita – da alcuni, per lo meno – come una forza da arginare?
Prima di rispondere a questa domanda, occorre fare una premessa: non si può escludere per principio che vi siano gruppi nei quali avvengono cose poco chiare e poco corrette. Non basta professarsi “spirituali” per essere immuni da tentazioni: sarebbe come dire che non possono esistere magistrati corrotti, sportivi dopati e giornalisti disinformati! La grande differenza è che su magistrati, sportivi e giornalisti si indaga a fondo, prima di accusarli. Nei confronti della libera spiritualità il pregiudizio è a monte, basato su voci, rancori personali, pregiudizi. E molti si sentono liberi di dire e scrivere qualunque cosa, anche su luoghi e persone che non hanno mai conosciuto, con poco rispetto per la vita e le scelte degli individui.
Una forza propulsiva
Tornando alla domanda iniziale: perché la libera spiritualità fa così paura? Nella sua visita a Damanhur del maggio scorso, Ross Jackson, uno dei fondatori del Global Ecovillages Network (GEN) diceva una cosa estremamente interessante: l’ambito di GEN non è spirituale, raccoglie anzi comunità ed ecovillaggi basati principalmente su altri valori, in primo luogo ambientali, sociali ed educativi. Quelli che però si sono sviluppati maggiormente e che manifestano maggiore durata nel tempo sono quelli basati su una visione spirituale, che permette lo sviluppo di tutti gli altri valori.
Nelle parole di Ross Jackson, il quale è un imprenditore e non un maestro spirituale, c’è una buona parte della risposta: una visione spirituale – che può essere espressa in forma di fede, di religione, di filosofia, di stile di vita – ha una forza propulsiva sul piano personale e su quello dei progetti collettivi, che nessuna altra energia possiede.
Una scelta spirituale trasforma le persone e dà forza ai loro sogni. Ecco perché è così “pericolosa” per chi si considera il custode dello status quo; ed ecco perché è così difficile da comprendere da chi non ne è coinvolto: perché un cambiamento e una rottura degli schemi da parte degli altri sono difficili da comprendere e da accettare.
Vista dall’interno di Damanhur, questo è motivante per riuscire a spiegare ancora meglio la nostra esperienza: desideriamo essere conosciuti per quello che siamo. E ricevere consigli, critiche, quesiti: