Un’esperienza che non aspettavo
[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Allocco Tagete, a Damanhur da circa venti anni, ci racconta la sua meditazione sulla malattia e sul Graal.
Alle volte ci dimentichiamo del valore della vita e non riusciamo a darle il giusto significato. Anche se siamo impegnati in cose belle e importanti, anche se, come nel mio caso, vivi a Damanhur, ti senti un essere spirituale, vivi costantemente a contatto con una creatura straordinaria come i Templi dell’Umanità, ai quali negli ultimi anni ho dedicato molto del mio tempo, rischi di perdere di vista qualcosa. Ripensandoci adesso, a un certo punto della mia vita mi sentivo nel giusto, reso quasi immune a ogni possibile disavventura, e ho dimenticato che la vita è viva e vitale, non accetta di cristallizzarsi in ciò che abbiamo. E allora ho recuperato coscienza e consapevolezza, il mio Graal personale, quando a un certo punto, di colpo, ho scoperto di essere gravemente malato. La mia anima, mi dico oggi, si annoiava, e il mio corpo me lo ha detto con grande forza.[/vc_column_text][vc_single_image media=”64612″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]
Di nuovo un tuffo in mare
L’esperienza della malattia non è mai facile per nessuno. Io non ero preparato, credevo di esserlo ma ho scoperto che non era vero. O forse tutto sommato lo ero, ma è sempre brutto, soprattutto perché quando ho scoperto di non stare bene, è parso subito chiaro che non avrei avuto il tempo per provare terapie alternative, cure dolci, cambi di abitudini, ma dovevo subito operarmi. Il non poter scegliere mi ha ulteriormente irritato.
Ho affrontato tutto il percorso delle terapie e dopo alcuni mesi ne sono uscito. Dopo un inverno e una primavera molto impegnativi, a giugno dello scorso anno ho potuto finalmente tuffarmi di nuovo nel mare, e la sensazione dell’acqua fredda sulla pelle non era mai stata più piacevole e piena di riconoscenza da parte mia.[/vc_column_text][vc_column_text]
Un dialogo importante
Ancora oggi ho un po’ di pudore a parlarne perché, passato il primo momento, quello nel quale ero molto, molto impaurito e preoccupato, ho avuto come pensiero costante quello di mantenere coscienza e consapevolezza di chi ero, di cosa desideravo, della dignità che volevo mantenere anche nel disagio. L’amore della mia compagna e l’affetto di tutti gli amici, damanhuriani e non, sono stati fondamentali, ma in fondo al mio animo ero io, da solo, di fronte a me stesso.
Qui entra in gioco quello che chiamiamo Graal, cioè questa energia primordiale che puoi contattare meglio quando sei ammalato. Grazie al dialogo con questa forza, mi sono reso conto di come sia importante amare la vita, non soltanto darla per scontata: amarla attraverso le persone, attraverso i propri sogni, attraverso il sole, le nuvole, perfino attraverso le rinunce alle quali la malattia mi ha costretto.[/vc_column_text][vc_single_image media=”64616″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]
L’importanza dei piccoli gesti
Ho imparato non soltanto ad apprezzare di più tutto ciò che si trova intorno a me ma anche a stare più attento alle cose che dico, alle espressioni che faccio col viso, ai commenti, ai piccoli gesti, perché anche da essi dipende che le persone che ho vicino possano stare bene o stare male. Ho imparato, soprattutto, che questo non mi limita, anzi mi dà piacere.
Non posso fare a meno di chiedermi se la malattia tornerà. È possibile che accada, ma anche questo fa parte della vita, e lo accetto.
Non fraintendetemi: tutte queste cose avrei preferito impararle in un modo diverso, più piacevole, meno invasivo. Ma questa lezione, comunque mi sia arrivata, l’ho imparata e sento che mi ha dato tanto, tanto davvero.
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