Ho paura delle sette,solo se sono di mattino…
[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]La parola “setta” esiste da secoli, ma nel tempo ha cambiato significato.
Se parliamo della definizione storica di “setta” allora facciamo riferimento a un gruppo di fedeli che si distaccano da una religione ritenuta ormai non più attenta al messaggio originario. Il richiamo alla religione madre è costante: la “setta” cerca di intrattenere legami con la religione originaria, con valutazioni critiche e di confronto, mantenendo la condivisione delle credenze di base.
E la definizione attuale di “setta”?
Oggi la parola “setta” ha, generalmente, significato negativo. “Setta” è un gruppo di persone che:
- è chiuso in se stesso, non ha contatti con altre realtà o movimenti analoghi;
- assume posizioni più rigide rispetto a quelle della “chiesa madre”;
- impone agli adepti di interrompere i rapporti con le famiglie d’origine o con ambienti frequentati in precedenza;
- intrappola e tiene gli adepti in maniera che non possano più andare via;
- è un ambiente nel quale non si può pensare in maniera critica e creativa;
- si caratterizza per l’assenza di umorismo;
- non lascia spazio ad alcun genere di ragionamento;
- ha un grande movimento di persone in entrata e in uscita.
Damanhur è una “setta”? Cosa dicono i sociologi
Negli anni Damanhur è stata oggetto di studio di tanti sociologi, sia nazionali che internazionali e tutti concordano sul fatto che Damanhur non è una “setta”. Perché?
- Damanhur elabora una sua filosofia che vuole comunicare.
- I damanhuriani sanno ridere delle loro situazioni.
- Possono criticare gli errori.
- Possono andarsene facilmente.
- Damanhur esiste da quasi 50 anni ed è in continua trasformazione.
- È punto di riferimento per altre esperienze sociali e comunitarie.
- I damanhuriani hanno valori etici e fanno azioni concrete.
- Damanhur ha un’organizzazione sociale, i damanhuriani sono autonomi dal punto di vista economico e hanno regole (leggi) che evolvono nel tempo.
I pareri e definizioni sopracitate sono di:
- Maria Immacolata Macioti: Docente di Sociologia dei processi culturali e di Sociologia delle religioni della Facoltà di Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza, Roma.
- Bill Metcalf – Sociologo, insegna all’Università Griffith di Brisbane (Australia). Presidente dell’International Communal Studies Association (ICSA) dal 1998 al 2001.
Perché i sociologi non usano la parola “setta”?
I sociologi non usano praticamente mai la parola “setta”, perché non la considerano un termine analitico utile agli studiosi.
Damanhur non può essere neppure lontanamente abbinata al concetto di “setta”, perché questo è un termine spesso utilizzato per esprimere valutazioni politiche o per affibbiare comode etichette.
Tutte le volte che le comunità creano opposizione avviene un “processo dialettico”: quando si propone una nuova società, subito si presenta un “oppositore dialettico”.
In fondo è il segno che una comunità sta creando effetti concreti: se non c’è opposizione significa che il gruppo non incide davvero nella sua realtà sociale.
Un’ultima riflessione: se per “setta” s’intende il lavaggio del cervello, allora la Chiesa Cattolica romana dovrebbe essere considerata la più grande setta del mondo (perché fa proselitismo da secoli e attribuisce molto valore alla conversione…).
La questione non è quali gruppi si comportino come una “setta”: il problema è come io, individuo, rispondo in questa situazione.
Confrontiamo Damanhur con la storica etichetta di “setta”
Gruppo che si distacca da una religione
Damanhur non si distacca da percorsi precedenti, religiosi o filosofici: è un’elaborazione filosofica sincretistica (che si basa sui contenuti di varie esperienze storiche) che ha l’obiettivo di creare una scuola di pensiero originale.
Confrontiamo Damanhur con la definizione attuale di “setta”
Indica un gruppo chiuso in se stesso
Damanhur è presente in molti Paesi in Italia e all’estero, organizza conferenze, convegni, corsi e ha molti rapporti con altre comunità, è attiva nella politica italiana, sostiene e fa parte di associazioni italiane come Conacreis (Associazioni di Promozione Sociale), Rive (Rete Italiana di ecovilaggi) e internazionali come GEN (Global Ecovillage Network), NGO internazionale.
Impone agli adepti di interrompere i rapporti con le famiglie d’origine
Molti genitori e familiari di cittadini damanhuriani si sono trasferiti a Damanhur e sono oggi una percentuale significativa di residenti nei Comuni della Valchiusella (dove si trovano le Comunità damanhuriane).
Intrappola e tiene gli adepti in maniera che non possano più andare via
Diventare damanhuriano non è facile e occorre almeno un anno prima di essere “cittadino” delle comunità di Damanhur. L’individuo che decide di andarsene può farlo in pochissimo tempo, decidendolo autonomamente.
Non c’è possibilità di pensare in maniera critica e creativa
Lo spazio per la critica e, soprattutto, per la creatività è molto ampio: dai nuclei familiari ai gruppi di ricerca e di lavoro. La creatività è considerata una delle principali caratteristiche della società damanhuriana e praticata nei giochi ricorrenti (coordinati dal Gioco della Vita, uno dei principali organismi della Federazione) e dalle svariate occasioni che interessano laboratori artistici e artigianali.
Assenza di umorismo
Nella filosofia damanhuriana l’umorismo è considerato una dote divina, da scoprire e utilizzare a fini evolutivi. Le occasioni di utilizzo dell’umorismo sono diverse: dalle pubblicazioni informative che circolano nelle comunità della Federazione ai momenti comuni di feste e incontro pubblico.
Mancanza di ragionamento
Damanhur ha scelto di pubblicare scritti, ricerche e sperimentazioni fin dai primi anni di esistenza. Nell’ultimo decennio, in particolare, si svolgono due incontri pubblici ogni settimana nei quali si discute di filosofia: le serate sono seguite da chiunque via Internet, collegandosi via web. L’attività editoriale e l’organizzazione di convegni pubblici sono sempre occasione di confronto su temi scientifici e sociali, anche questi trasmessi regolarmente in Internet.
Grande movimento di persone in entrata e in uscita
Damanhur è nota proprio per il fenomeno opposto, definito “delle porte girevoli”. Presenta una bassa percentuale di uscite e contiene il numero delle richieste di entrata, proprio per garantire se stessa e gli individui che chiedono di far parte della Federazione. Diventa “cittadino” di Damanhur solo chi ne conosce filosofia e organizzazione sociale, scegliendo di essere soggetto attivo (quindi non passivo) della Federazione.
Rispondiamo alle tipiche domande
C’è un capo che alla fine decide tutto?
Non esiste il concetto di “capo”. A Damanhur i cittadini partecipano all’elezione dei “Governi” di Comunità e Federale: questo significa candidati, programmi elettorali, voto uguale per tutti e chi risulta eletto/a è al servizio della collettività: chi ha ruoli dirigenziali risponde dei risultati ottenuti ai “cittadini”, anche in solido in caso di errori gravi e provati.
Si mettono i beni in comune?
No. I cittadini di Damanhur fanno parte di Associazioni che sono proprietarie di case e terreni. I singoli individui hanno loro proprietà privata e gestiscono come meglio ritengono il denaro della loro attività lavorativa.
La promessa “illuminazione”, attraverso corsi e gadgets, quanto costa?
La cosiddetta “illuminazione” può essere ottenuta con molta volontà e impegno personale: è una conquista individuale, non una promessa, quindi non ha costo materiale.
Ci sono intenti salvifici globali? Miti elitari?
Nessun intento salvifico e salvezza per pochi eletti. L’evoluzione, se, come ed eventualmente quando avviene, riguarda il genere umano.
Ci sono Dei da adorare?
La filosofia damanhuriana attribuisce una natura divina all’Essere Umano e non prevede l’adorazione di divinità come avviene in un contesto religioso.
Ci sono rituali (obbligatori o meno), paramenti ed esoterismi vari?
La spiritualità damanhuriana contiene la celebrazione di Solstizi ed Equinozi e la commemorazione dei defunti, come molte civiltà usavano fare e ancora oggi fanno, in totale autonomia rispetto a qualunque credo religioso.
Si dice di non leggere libri “esterni”?
Cultura e istruzione si basano sullo studio, sulla lettura di libri e sull’utilizzo intelligente dei sistemi audio visivi e informatici che ciascuno sceglie e utilizza come meglio ritiene.
Si tende a sminuire il valore dei contatti con parenti, amici o riferimenti “esterni”?
Il rapporto con amici e familiari rientra nella sfera delle scelte individuali. La filosofia damanhuriana si basa sulla conoscenza e sul rispetto delle esperienze umane e sostiene l’utilità dello scambio di esperienze, informazioni e prodotti realizzati da altri e con altre realtà sociali organizzate. Considerato che ciascuno dev’essere libero di intrattenere relazioni e rapporti con chiunque desideri, la filosofia damanhuriana si fonda sul rispetto e sull’armonia dei rapporti.
Si tende all’autarchia?
Esiste il concetto di autosufficienza che sta a indicare volontà e capacità di produrre beni ed energia pari almeno a quanto si consuma, per ottenere un ideale punto di equilibrio rispetto alle risorse del pianeta. Importante dal punto di vista etico, economico, sociale e ambientale.
Girano soldi?
Senza autonomia economica esiste solo dipendenza da qualcuno, che siano benefattori, mecenati, filantropi o altri. I soldi servono a conquistare e mantenere la libertà degli individui in ogni società.
Il capo (o la “capa”) ha il suo piccolo harem?
I rapporti personali e sessuali fanno parte della vita privata di ciascun individuo: ai damanhuriani è chiesto di vivere relazioni armoniche, sempre nel rispetto delle libertà altrui.
Nella comune si lavora sotto pagati o gratis?
A Damanhur tutte le persone attive lavorano e si mantengono, di conseguenza, con il frutto del loro impegno. Gratuita è la partecipazione dei cittadini a progetti di interesse comune, secondo i tempi che ciascuno riesce a dedicare, come avviene oggi in vari Paesi e come accadeva anche in Italia fino alla metà del 1900, quando i cittadini che lo desideravano dedicavano alcune ore di lavoro per realizzare piccole opere di interesse comune.
Le altre religioni o sette vengono sminuite?
Pieno rispetto per filosofie e religioni: quel che conta è sempre il rispetto reciproco; prima di pretenderlo da altri va esercitato direttamente verso chiunque.
Con il fisco come siamo messi?
Come tutti: ciascuno paga in rapporto all’attività svolta.
Le regole valgono per alcuni ma non per tutti?
Le regole sono uguali per tutti.
Si vendono pseudo-terapie prive di qualunque fondamento scientifico?
La Scienza non è un dogma e neppure dovrebbe comportarsi come una religione assoluta, pretendendo di possedere l’unica verità al mondo. Crediamo nelle terapie naturali integrate con quelle tradizionali e mediche, secondo un’idea olistica del benessere.
Devi chiedere il permesso per uscire o per non seguire certe riunioni obbligatorie?
Il permesso per uscire lo abbiamo chiesto ai genitori solo fino a una certa età. Molti giovani damanhuriani hanno anticipato quanto possibile la loro autonomia prima di raggiungere la maggiore età.
Si esalta l’idea di un nemico da combattere? (la chiesa, gli alieni, o qualche altro spauracchio?)
Il nostro spauracchio è la stupidità che può cogliere ciascuno di noi, riferita a pensieri, azioni o paure insensate.
Solo il “guru” e “quel” gruppo danno la vera salvezza?
L’unica certezza compresa nella nostra filosofia è che non esistono certezze e il dubbio è una spinta alla conoscenza.
Si promettono poteri? Si raccontano cose straordinarie sul “guru”?
Raccontiamo quello che siamo e che facciamo: se si tratta di cose straordinarie o normali saranno gli altri a valutarlo. I poteri sono quelli che i sensi e il cervello umano consentono di esercitare e sono molto più interessanti di quanto normalmente si creda.
Dopo quanti corsi, quanti soldi spesi, quanti anni ci si dovrebbe “illuminare”? È mai successo?
Non abbiamo ancora inventato un “misuratore d’illuminazione”: se accade se ne accorge il diretto interessato e chi lo frequenta. Il denaro non può garantire l’illuminazione, perché quest’ultima è uno stato di coscienza raggiunto solo con grande volontà e impegno personale.
Siamo sicuri che la setta o la comune siano immuni dagli stessi problemi di una religione organizzata o della società reale?
Il pensiero filosofico damanhuriano esclude ogni certezza: Damanhur non intende riprodurre situazioni che considera non evolutive.
articolo scritto da Coboldo Melo
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Molto carino il titolo e d grande chiarezza l’articolo.
Grazie, come sempre.
Con voi.
Grazie Elena per il tuo rimando. Con te!