Pillan uno spirito indomabile

[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Sulle pareti del Labirinto all’interno dei Templi dell’Umanità, Pillan è rappresentato con un’espressione intensa, mentre con le mani regge un fuoco con la stessa naturalezza con la quale noi reggeremmo un libro o uno smartphone. Il fuoco disegna luci e ombre leggere sul suo viso, ne scava i lineamenti e ne evidenzia così i tratti somatici. Pillan viene dall’area delle Ande meridionali, a cavallo tra Cile e l’Argentina occidentale, la terra del popolo dei Mapuce. I Mapuce sono noti per la loro fierezza e per il loro spirito indomabile, che li ha portati a resistere strenuamente prima agli Inca e poi agli spagnoli che cercavano di colonizzarli, tanto che nel, Alonso de Ercilla, nobile poeta e soldato che li combatte in Cile alla metà del 1500, scrisse un poema epico dedicato a loro, dal titolo La Araucana, che ancora oggi è considerato uno dei grandi poemi storici spagnoli. Arucanas è il nome usato in spagnolo per i Mapuce, ma non è un termine che amano. La lingua Mapuce oggi è parlata da oltre 300.000 persone, e molte parole di origine Mapuce sono utilizzate nello spagnolo parlato in Cile e Argentina.

La cosmologia dei Mapuce si articola su poche figure e si basa sul culto della madre terra e degli antenati; il nome Pillan assume significati diversi a seconda del contesto, e può indicare sia una figura ben definita – come è descritta nelle immagini degli artisti damanhuriani – sia una classe di antenati. Questa doppia, possibile identificazione conferma una caratteristica della religiosità nell’America latina, quella di mescolare immagini e significati diversi e farli convivere nell’immaginario dei popoli: pur essendo infatti un’area completamente oggi cristianizzata, nella terra dei Mapuce è normale che le “maci”, cioè le sciamane, compiano cerimonie per scacciare il male e per chiedere la pioggia, e che le loro erbe medicinali siano utilizzate normalmente anche tra la popolazione urbana. La presenza di forze antiche e potenti, che esistono in parallelo o mescolate a quelle più recenti, richiama il culto di Pachamama, la madre terra secondo la popolazione inca, della quale abbiamo parlato nel mese di marzo 2020.

Nel Labirinto dei Templi dell’Umanità, Pillan è presentato nella sua funzione di dio del tuono e della morte, che dona il fuoco agli esseri umani. Pillan raccoglie le anime degli eroi caduti in battaglia e le conduce verso la dimensione ultraterrena. È “Signore degli umani” e “Signore della terra”. È dio di creazione e distruzione, che presiede a tutti i fenomeni naturali: creò il territorio dei Mapuce mettendo fine alla lotta tra i due serpenti Cai Cai e Ten Ten che avevano creato inondazioni ed eruzioni vulcaniche, ma è anche il dio della malattia e della sfortuna. L’elemento fuoco, che maggiormente lo identifica, incarna meglio di qualunque altro una doppia natura: il fuoco scalda, illumina, purifica, trasforma ma se non siamo in grado di controllarlo, può distruggere, cancellare, rendere sterile ogni forma. Per presentarsi a Pillan serve avere uno spirito indomabile, e la capacità di controllare la propria paura e le proprie pulsioni.

Per entrare nella frequenza di Pillan e sentirne la voce, possiamo accendere una candela e concentrarci sulla sua fiamma, con presenza e massima attenzione per comprendere ciò che ha da dirci.

Pillan ci ricorda che tutto ciò che realizziamo ha un grande potere positivo e un potenziale potere distruttivo. Mai come oggi — in cui l’umanità è in parte confusa e spaventata, in parte entusiasta per il cambiamento che si sente arrivare —occorre comprendere, meditare, scegliere: tutto è nelle nostre mani, allo stesso modo in cui il fuoco è nelle mani della divinità Mapuce. Oggi la tecnologia può renderci più liberi o più schiavi, l’informazione che ci circonda può spaventarci o confonderci o darci i segni del Grande Risveglio che è in atto, viaggiare può farci incontrare nuovi mondi o di farci fuggire dal nostro, la scienza può guarirci dalla malattia o trasformarci al punto che dimentichiamo di essere uno con la natura e con la vita.

L’espressione concentrata ma serena di Pillan suggerisce che esercitare la nostra capacità di discernimento ci permette di acquisire forza e serenità, in connessione con il fuoco spirituale dentro di noi. Le grandi sfide oggi ci portano a riconsiderare la realtà che, come umanità, abbiamo collettivamente creato: richiedono coraggio, capacità di connessione con gli altri, nuovi modi di pensare e vivere. Sono perciò anche sfide creative, stimolanti, che possono favorire dentro di noi nuove scoperte e nuova fiducia.

Per questo Pillan, nella sua concentrazione, nel suo ammonirci a essere più consapevoli delle nostre scelte, mostra il suo volto sereno, e ci guarda dritto negli occhi: il Signore degli umani sa che queste sfide possiamo vincerle e, soprattutto, renderle occasioni per esprimere il meglio di noi.

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