A Damanhur, cos’è un artista? È una persona dotata di talento innato? È qualcuno che ha imparato bene la tecnica? È un medium? Un individualista? È genio e sregolatezza?
È un po’ tutte queste cose insieme. Falco Tarassaco propone l’arte come uno dei modi principali per esprimere se stessi, sia per manifestare ciò che abbiamo dentro sia per incontrare gli altri, con i quali condividiamo le nostre creazioni. Ecco una delle sue definizioni della funzione dell’arte e del ruolo dell’artista, tratta dagli incontri pubblici che conduceva ogni giovedì:

“Noi diamo grande importanza a ciascun individuo, affinché ognuno possa esprimere al massimo le proprie possibilità, tanto è vero che Damanhur è il luogo nel quale tutti quanti possono partecipare alla formazione delle varie espressioni artistiche; naturalmente, secondo le diverse possibilità di ciascuno che saranno, nel tempo, sviluppabili.

 In questo modo, ciascun individuo può trarre da sé la parte più profonda e trasformarla in forme che vengono addensate. Non ha importanza il modo in cui queste forme si esprimono: il fatto importante è che si esprimano, che vengano addensate dall’individuo.”

Falco stesso era molto attivo: una delle sue principali attività era quella di pittore, attraverso la creazione della sua scuola di pittura selfica, aveva pubblicato un paio di libri di poesie ed era autore di alcune commedie.

Medium di un sentimento più grande

Saper tenere in mano un pennello o saper suonare la chitarra, naturalmente, non significa essere artisti. L’artista damanhuriano, che si tratti di un pittore, di un musicista, di uno scultore, è qualcuno che desidera coltivare e far crescere il proprio talento per metterlo a disposizione di un sentimento collettivo e realizzare così opere che rappresentano l’emozione di tutti. Per rappresentare le emozioni di tutti, occorre però anche la padronanza del mezzo, quindi un artista damanhuriano non deve contare soltanto sul proprio talento ma costantemente studiare e approfondire la propria tecnica.

Al di là di questo, innanzitutto deve essere un medium, un individuo capace di canalizzare il sentimento generale. L’autore che sa creare soltanto in funzione della propria personale ispirazione, che racconta ciò che sente dentro senza cercare di farsi coinvolgere da ciò che sentono gli altri, risponde a una visione di artista che ai damanhuriani piace poco.

Creatori & fruitori

O meglio: molti artisti damanhuriani seguono una strada nella quale sviluppano un discorso di ricerca personale, e accanto a questo mettono un percorso artistico “damanhuriano”, nel quale il loro talento crea il canale attraverso il quale si esprime l’ispirazione dell’intero Popolo spirituale. I Templi dell’Umanità, le Ballate teatrali, i canti del coro rappresentano quindi, in un certo senso, opere collettive, canalizzate attraverso artisti che le hanno composte in nome di tutti.

L’idea damanhuriana è che in un’opera la distinzione tra artista a pubblico debba essere minima: è una distinzione che esiste, perché creatore e fruitore sono funzioni diverse, ma deve esistere in una condizione di scambio, nella quale ciò che esprime l’uno è frutto di ciò che esprime l’altro, e viceversa. L’artista emoziona il pubblico, il quale ispira l’artista, e così via.

Per questo parliamo di popolo di artisti: perché chiunque regga la penna, il microfono, lo scalpello, il pennello si ritrova alle volte a essere il creativo e alle volte a essere il consumatore, in una circolarità di esperienze che arricchisce l’ispirazione di tutti.

L’artista interiore

Quello che è certo – noi siamo convinti che sia così! – è che dentro ogni persona viva un artista interiore: alle volte più evidente, alle volte più eclettico, alle volte più protagonista e alle volte meno.

Ma sempre, dentro ogni persona, ci sono varie predisposizioni alla creatività che è un peccato non sfruttare. I corsi d’arte damanhuriani, infatti, sono per molti aspetti anche corsi di ricerca interiore. Non è necessario vestire come rockstar o avere atteggiamenti eccentrici e narcisisti: essere davvero artisti significa amare e creare bellezza e originalità e questo, ci insegna la storia dell’arte, non ha bisogno necessariamente di stili di vita estremi.

L’invito degli artisti damanhuriani è rivolto a tutti: se ancora non lo fai, anche se non credi che sia possibile, trova uno spazio per l’arte nella tua vita, libera la sua forza, scopri parti di te che neppure sospetti di avere.