La via che porta al Graal
[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Mantide Dafne, a Damanhur da oltre trent’anni, ci racconta la storia del suo incontro con la malattia e la guarigione.
Nel 2005 mi trovavo un giovedì pomeriggio a passeggiare nella galleria dei quadri selfici al Centro Damanhur Crea. Sentivo che emanava un’energia particolarmente forte e che questa energia si stava proprio rivolgendo a me, con un messaggio personale. Ebbi la sensazione – non saprei dire perché – che si trattasse di un’energia collegata al Graal. Rimasi concentrata su di essa, poi lessi il titolo del quadro e mi resi conto della bontà della mia intuizione: il quadro si intitolava Questa è la via che porta al Graal.
Gli incontri del giovedì
Ho sempre amato molto passare del tempo tra i quadri selfici, al giovedì pomeriggio, prima che vi fosse il settimanale incontro con Falco Tarassaco, e andai spesso “a trovare” quel quadro per salutarlo. Un mese circa dopo il primo incontro ricevetti un messaggio preciso: il quadro diceva che mi avrebbe portato via. Non so come, collegai immediatamente questo essere portata via alla morte, e mi dissi che non ero pronta, non avevo ancora raffinato abbastanza me stessa, non avevo ancora imparato sufficientemente per poter dire che avevo usato bene la vita. Allora vivevo a Damanhur già da vent’anni ma sentivo che la mia vita, a quel momento, era ancora inespressa. Poche settimane dopo, mi venne diagnosticato un tumore maligno al seno.
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Desiderare la guarigione
La storia clinica della mia guarigione è la stessa di tante donne che hanno vissuto la stessa avventura, nella quale si mescolano l’apprensione, la vicinanza delle persone che ci vogliono bene, la capacità di buoni medici. Io, oltre a questo, potevo contare sul sostegno degli altri damanhuriani, sulla pranoterapia, sui medici della comunità, sulla presenza dello stesso Falco che più di una volta, mentre ero in ospedale, mi chiamò per sostenermi e darmi consigli.
E tutto andò bene, non senza fatica ma con un esito finale positivo.
Dentro di me, sentii profondamente collegate le sensazioni legate al quadro, al suo richiamo, al Graal. Il pensiero che avevo avuto la prima volta fu la mia guida nel desiderare la guarigione: non volevo guarire semplicemente per continuare a vivere, ma perché volevo crescere, volevo diventare migliore.
La mia vita mi piaceva, avevo una figlia già grande che con gioia vedevo maturare, avevo un compagno che amavo, ma non erano queste cose a legarmi. Quello che mi resi conto di desiderare era di avere la possibilità di crescere, evolvermi, conquistare traguardi spirituali che ancora sentivo lontani da me. Avvicinarmi a quel Graal che mi aveva chiamato, dando un significato ancora più pieno alla mia vita.
Un perché per guarire
Io credo di aver superato la malattia proprio per questo, oltre che per la precocità della diagnosi, per la perizia di chi mi ha curato, per i controlli ai quali ancora oggi regolarmente mi sottopongo. Ho dato un indirizzo alla vita che volevo ancora vivere, e l’indirizzo era quello della mia crescita.[/vc_column_text][vc_single_image media=”61745″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]Da allora, sono passati parecchi anni e parecchie cose sono cambiate dentro di me. Continuo con lo stesso impegno a fare tutte le cose che facevo prima ma non più come doveri o impegni verso gli altri, semmai come occasioni per affermare me stessa, con umiltà, e imparare, conoscere, comprendere.
Ho anche fatto la Scuola di Guarigione spirituale, come esperienza parallela che mi aiutasse a comprendere che cosa mi stava accadendo e come metterlo a frutto, e mi sento una persona migliore, più completa.
Come prima, morire o vivere non mi spaventano, ma certamente so che se vivo, è per crescere intimamente.
La malattia mi ha lasciato dei ricordi non tutti belli, ma certamente ha rappresentato per me un’occasione di riflessione che mi ha permesso di meglio comprendere me stessa. Quel Graal, in un certo senso, l’ho sfiorato, e ora voglio non dimenticarlo mai, perché mi ha insegnato molto. La cosa più importante che ho compreso è che la vita va utilizzata bene, facendo cose, trasformando se stessi, senza stare a guardare. A queste condizioni, anche un’esperienza di malattia può essere un dono.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column column_width_percent=”100″ position_vertical=”middle” align_horizontal=”align_center” overlay_alpha=”50″ gutter_size=”3″ medium_width=”0″ mobile_width=”0″ shift_x=”0″ shift_y=”0″ shift_y_down=”0″ z_index=”0″ width=”1/1″][vc_single_image media=”61753″ media_width_percent=”26″ media_ratio=”one-one” alignment=”center”][vc_column_text]
~ Mantide Dafne
E tu? Hai vissuto un’esperienza profonda legata alla malattia che vuoi condividere con noi? Raccontala in Commenti.
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