Il cortometraggio su Damanhur di Ivan Olita

[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_single_image media=”61201″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]Nel giugno di quest’anno, il regista Ivan Olita, italiano ma attivo soprattutto negli Usa, è venuto a Damanhur per realizzare un video per la serie “Ritiri” di NOWNESS che tratta di comunità e singoli individui che hanno fatto scelte di vita non comuni. Nel video, seguiamo la vita di Celastrina Calea, una giovane cittadina damanhuriana di Stoccolma, in Svezia, arrivata a Damanhur tre anni fa. Attraverso la sua storia, il video esplora i valori spirituali e sociali di Damanhur e come vengono applicati nelle vite personali dei cittadini damanhuriani.

Parlando del video, Celastrina dice:

“È sempre interessante parlare della propria storia e delle scelte che ti hanno portato alla tua attuale situazione di vita, perché per poterlo fare hai bisogno di riflettere su tutto questo, e come risultato ti ritrovi a conoscerti meglio. In questo caso rappresentare l’intera comunità, oltre a me stessa, è stato ovviamente piuttosto impegnativo, specialmente perché da quando sono arrivata a Damanhur inizio a rendermi conto che, sebbene tutti nella comunità condividano gli stessi valori fondamentali, ogni individuo percepisce Damanhur in modo diverso e questo varia in base alle varie storie e situazioni personali.

Il video, alla fine, risulta una rappresentazione bella e poetica: una storia personale che è tessuta in una storia più grande. Quindi, penso che Ivan abbia fatto un ottimo lavoro nella sua interpretazione artistica della comunità. Per me, studiare e lavorare per questo film è stata un’esperienza interessante e anche arricchente per aver visto – io che mi occupo proprio di video – come Ivan, regista professionista, lavora sul set.”[/vc_column_text][vc_single_image media=”61203″ media_width_percent=”100”][vc_column_text]

‘È SORPRENDENTE… STUPEFACENTE’

Intervista con Ivan Olita, da NOWNESS

Come hai scoperto Damanhur e cosa ti ha fatto decidere di filmare proprio qui? Cosa ti ha attratto?

“Ho scoperto Damanhur per la prima volta quando ero un adolescente. Ricordo un’amica che me ne parlava. A quel tempo, le azioni di Falco, il fondatore della comunità, hanno avuto un sacco di esposizione mediatica in Italia, dove siamo governati dal Vaticano e tutto ciò che non è all’interno degli insegnamenti cattolici è considerato in qualche modo eretico. Ricordo di essermi incuriosito di questa comunità. (…)
Inoltre, mi ero interessato a girare una trilogia sulla fede. Sono andato a Kyoto per documentare i monaci Tendai che si sottopongono a un addestramento straziante per raggiungere l’illuminazione, in Italia per documentare l’esorcista più importante per il Vaticano, e Damanhur mi è sembrata un interessante capitolo finale.”

Cosa ti ha sorpreso di Damanhur?

“L’intera idea di una comunità esoterica nel mezzo di un piccolo territorio italiano è piuttosto sorprendente. Damanhur non è isolata. In realtà è composta da diversi micro-insediamenti sparsi in tutta la valle, quindi, anche da una prospettiva sociale e architettonica è piuttosto interessante vedere come i due si integrano. (…)
Ti aspetteresti che Damanhur sia assolutamente autosufficiente e immagino che lo sia, da un punto di vista accademico, ma c’è un ‘italianità’ intrinseca nel sistema che è inevitabile data la dislocazione della comunità. Quindi è un patchwork interessante del tuo ristorante italiano casual, accanto a un business di proprietà damanhuriana, accanto a un complesso di case dove studiare alcune scienze esoteriche. A parte Damjl, la capitale della comunità, non ti accorgi di essere a Damanhur, sembra essere solo in giro per le valli italiane. Il tempio sotterraneo (beh, innumerevoli libri sono stati scritti a riguardo, ma a prescindere) è sorprendente, veramente sorprendente.”[/vc_column_text][vc_single_image media=”61209″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]

La spiritualità del luogo ha influenzato il modo in cui ti sei avvicinato alle riprese? Ti sentivi come un partecipante quando eri lì, o più come un osservatore distante: un antropologo o un accolito?

“Mi sento sempre una sorta di antropologo e anche se non ho un approccio sistemico ai miei soggetti, devo analizzarli in una certa misura e collegare la mia analisi ad altre persone, ad altre culture, ad altri soggetti. (…)
Detto questo, anch’io sviluppo una connessione molto forte con chiunque filmo, è quasi una specie di incantesimo, quindi sono sempre molto coinvolto. In questo caso, in particolare Celastrina (Rebecka) ha la mia stessa età e proviene da una base in qualche modo simile. Mentre eravamo lì a riprendere in montagna, spesso mi sono ritrovato a pensare (…) -E se avessi deciso di venire a vivere qui?-

Ritornerai a Damanhur, e perché?

“Ci tornerò sicuramente! Sto pensando di andarci presto. Considero Damanhur un centro per lo sviluppo del potenziale umano. Non c’è niente di così strano in questo. (…)
E ospitano tutti i tipi di seminari della durata di una settimana, se sei interessato a sviluppare e studiare qualche alchimia, sogni lucidi o esplorazione del tempo e delle vite passate.”[/vc_column_text][vc_single_image media=”61211″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]

In precedenza hai girato un film sul cattolicesimo e l’esorcismo, che è stato presentato per la prima volta su NOWNESS. In che modo questo tipo di società spirituale differisce dalla più antica forma di cristianesimo

“La differenza principale, senza entrare nei dettagli, è che i damanhuriani non seguono alcun tipo di dogma, mentre il cattolicesimo è una religione piuttosto dogmatica. L’esorcista che ho incontrato era tuttavia molto illuminato e poteva risalire alle radici delle sue credenze religiose, sapeva bene le scritture e con lui il cristianesimo divenne per me un’esperienza più metafisica. I damanhuriani al contrario credono nell’empowerment personale e nelle leggi nascoste dell’universo. Non c’è dogma, si tratta di scoprire antiche conoscenze e metterle in pratica.”

Sulla base di ciò che hai visto e filmato, perché le persone potrebbero scegliere di vivere a Damanhur o in qualsiasi società spirituale al di fuori delle normali strutture sociali? È una reazione contro le crudeltà, l’alienazione e il sovraccarico della società moderna?

La gente a Damanhur, così come in altre comunità in tutto il mondo come Auroville o, in misura minore, Esalen in California, stanno solo cercando di mettere in discussione il modo in cui possiamo vivere la vita. Penso che queste comunità siano ovviamente parte della controcultura degli anni Sessanta e ora stanno sicuramente tornando alla ribalta.”

—Intervistato da Owen Gwynne Vince
Intervista pubblicata da NOWNESS l’8 Ottobre 2018.

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