Viaggio nei Templi dell’Umanità:la Sala dell’Acqua

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Apro una piccola porta, ed eccomi nella Sala dell’Acqua

Qui il Tempo è memoria, riordino e ricordo di antiche conoscenze, che Falco stesso trascrisse sulle pareti, dipingendo segni e formule, in dodici diversi alfabeti antichi. Lo sguardo si smarrisce di fronte a questo rincorrersi di parole che non comprendo ma che, in qualche modo, mi affascina. E se la parola, il verbo, è all’origine dei mondi, qui sembra proprio di essere alla presenza di mille creazioni, come se ogni lingua scritta desse l’avvio allo schiudersi di una vita reale, che diventa percorso di conoscenza per chi ha occhi per guardare.

Ancora la scrittura

Tra questo reticolato di grafie perfette, in alto, quattro serpenti dorati sembrano a guardia dello spazio in cui galleggiano i pianeti della Galassia, quelli un tempo abitati e quelli in cui la vita potrà nascere in futuro, serpenti che definiscono le quattro direzioni da cui provengono le Linee Sincroniche che qui, nell’area in cui non a caso sorge Damanhur, in un punto definito “nodo splendente”, s’incontrano.[/vc_column_text][vc_single_image media=”60640″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]Segni tra segni, scorgo i nomi di alcune divinità collocati qua e là, seguendo uno schema che certo non è casuale, come se ciascuna Forza avesse un proprio territorio di appartenenza.
La Sala dell’Acqua è dedicata al Femminile, inteso come contenitore alchemico, culla e crogiolo di emozioni ed esperienze, liquido amniotico che raccoglie e conserva le memorie dell’Umanità. Il suono “liquido” delle campane tubolari accompagna la mia meditazione, a ricordarmi che Acqua – non Terra – siamo e Acqua torneremo.

Prevale il colore azzurro, in questo ambiente circolare che mi accoglie con dolcezza, in un abbraccio che proviene dall’immensità di un tempo che ci travalica e ci comprende, in cui si sono sviluppate e si svilupperanno civiltà che appartengono alla storia dell’Umanità: la nostra storia, spiegata sulle pareti del Labirinto, non è l’unica storia possibile. Mi sento adagiata in una sorta di calice che contiene, di utero in cui posso lasciarmi andare e godere della morbidezza della luce che arriva dall’alto, dalla cupola in vetro legato a piombo composta da circa seimila pezzi che ricordano il mare, nel cui centro si allarga un fiore a otto petali che custodisce la bandiera gialla di Damanhur. E il ricordo del mare è anche nel mosaico al centro del pavimento, in cui sei delfini nuotano all’interno di una stella a sei punte.[/vc_column_text][vc_single_image media=”60638″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]Alcuni gradini portano a un altare, collocato proprio di fronte alla porta d’ingresso, su cui poggia una sfera blu, in corrispondenza esatta della grande sfera del Tempietto Azzurro, che si trova proprio sopra questa Sala. C’è una corrispondenza tra questi due ambienti, legati entrambi, in modi differenti, al tema dell’origine; è in questo luogo che vengono sancite ritualmente le nascite di gruppi di ricerca, di nuovi progetti, spazio in cui si vanno a depositare le intuizioni che aprono a nuove realtà possibili, perché prendano corpo nel Mondo delle Forme.

Nascita come creazione

A sinistra della porta d’ingresso, l’altare principale della Sala è contenuto in una piccola nicchia scavata nella roccia, su cui è poggiata un’altra sfera. La roccia è visibile, dura e scura, in contrasto con la delicatezza dell’acqua, elementi che si completano nell’unità della vita.

Mi distendo al centro della Sala e chiudo gli occhi. La mia giocosa immaginazione trasforma il susseguirsi dei segni, che ho interpretato come scritture e linguaggi di mondi lontani nel tempo e nello spazio, in percorsi per raggiungerli, quasi che i muri, in realtà, potessero trasformarsi in una cartina planetaria con rampe di lancio e piste di atterraggio, cartina che mi permetterebbe di viaggiare nello spazio/tempo senza astronavi, troppo costose e decisamente lente. Apro gli occhi e osservo di nuovo le due sfere: ora mi appaiono come piccoli mondi, lucenti e opachi a un tempo, pulsanti di vita. Rischio di perdermi nel loro alternato assorbire e riflettere.[/vc_column_text][vc_single_image media=”60651″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]

Unicorno Arachide

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