Sognare o non sognare

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Come allungarsi la vita

Può sembrare una battuta ma non lo è: per allungare la nostra vita, facendo in modo che la qualità cresca insieme alla lunghezza, basta imparare a sognare.
Nel mondo del sogno noi siamo, quando va bene, spettatori, e poi di giorno ci divertiamo a cercare di ricordare cosa abbiamo fatto e a chiederci se avesse un significato. Quando va male, abbiamo gli incubi e viviamo angosce notturne che poi di giorno continuano a rovinarci l’umore, tanto ci hanno impressionato. Quando va né bene né male, non sogniamo o, meglio, non ci ricordiamo di giorno ciò che abbiamo sognato di notte: occhio non vede e cuore non duole, in questo caso cervello non ricorda e stomaco non si agita.
Sogno e veglia sono due dimensioni reali, entrambe, e quella del sogno non è ancillare rispetto a quella della veglia, come invece talvolta si pensa.

Un’attività preziosa…

Il fatto che nell’attività onirica si processino gli elementi che abbiamo vissuto durante la giornata, come se digerissimo il cibo emozionale del quale ci siamo nutriti, è oggi un dato accettato da tutti. Di giorno conduciamo la nostra vita quotidiana, fatta di eventi più o meno lieti, più o meno forti, e poi di notte li analizziamo, attraverso il nostro inconscio, e li collochiamo all’interno della nostra esperienza, dove diventano memorie, energia e, talvolta, paure. Qualche volta, grazie al sogno comprendiamo anche il significato profondo di ciò che abbiamo vissuto, e che a tutta prima ci era sfuggito. Qualche altra volta ancora, riceviamo intuizioni che durante la veglia non avevamo saputo sintetizzare e che al mattino ci balenano in mente. L’interpretazione dei sogni in chiave psicologica e psicoanalitica dice molte cose interessanti e ha insegnato molto in merito alla conoscenza di quella parte di noi stessi non controllata dalla consapevolezza.[/vc_column_text][vc_single_image media=”59505″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]

…che risolve problemi

In tutti questi casi, però, si tratta sempre di un’interpretazione del mondo del sogno come se si trattasse di una dimensione “di servizio”: un’estensione della veglia, virtuale e non reale, che serve per dipanare le matasse aggrovigliatesi durante il giorno. Una sorta di Mr Wolf dell’anima, simile al personaggio del film Pulp fiction che “risolve problemi”.
In realtà, questo è soltanto uno degli aspetti del mondo onirico. Non a caso usiamo la parola “mondo”: si tratta proprio di una dimensione propria, autonoma, pur essendo collegata all’altra. Semplicemente, in una abitiamo con una base fisica e un’attività cerebrale di una certa frequenza – le onde beta – mentre nell’altra abitiamo con una base puramente energetica e con un’attività cerebrale caratterizzata da una frequenza assai più bassa – le onde alfa e teta.
Il mondo onirico si rivela, a un’analisi adeguata, come una dimensione a sé stante. Esiste – semplificando molto – una sorta di dimensione di passaggio, nella quale il sogno si alimenta effettivamente dalle nostre esperienze della veglia e non di rado le rigoverna: è il sogno legato a ciò che viene normalmente definito inconscio e che rappresenta una sorta di casa della persona, di vestibolo dal quale è possibile transitare per accedere alla dimensione del sogno vera e propria. Qui, ci muoviamo con le stesse dinamiche di azione-partecipazione-reazione che conosciamo nella fare diurna, durante la vita “normale”.[/vc_column_text][vc_single_image media=”59133″ media_width_percent=”100″][vc_column_text]

Verso il sogno lucido

Per tornare alla battuta iniziale: è in questa sfera che possiamo allungare la nostra vita. Come? Imparando a essere svegli anche durante il sogno. Stiamo parlando del sogno lucido, della possibilità di partecipare in modo perfettamente consapevole anche alla nostra vita nella dimensione onirica.
Si tratta di una facoltà che possiamo attivare dentro di noi. Come per tante altre facoltà sopite, si tratta di qualcosa che gli esseri umani avevano attivo dentro di sé, senza difficoltà, quando la vita avveniva con una più diretta rispondenza ai ritmi della natura, la visione di popolo era più forte di quella del singolo e non esisteva la paura di ciò che non conosciamo. Poi, si è persa ma può essere recuperata. Lo dice perfino la scienza, che negli ultimi ottant’anni ha cominciato a interessarsi al fenomeno.
È un’altra parte del lavoro verso la completezza, cioè verso il benessere: lasciati incuriosire.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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