Fuori dagli schemi

[vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_single_image media=”57215″ media_width_percent=”25″ alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Il primo giorno che arrivai a Damanhur, nel 1983, tra i primi damanhuriani che conobbi c’era Tacchino Noce. Ricordo che il mio accompagnatore me lo presentò perchè, siccome era appena rientrato dal Viaggio, avrebbe potuto spiegarmi qualcosa in più sul Gioco della Vita.
Tacchino mi guardò serafico -dall’alto dei suoi 1.96 mt.- e senza nessun preambolo mi disse, con un’espressione così seria da fare invidia a Buster Keaton (attore comico del cinema muto): “Da quando mi sono iscritto al Gioco della Vita… (attimi di suspence, lui non parlava e mi guardava negli occhi serissimo, io imbarazzata non sapevo più dove guardare)…non so più chi sono”, concluse con espressione greve.


Ora provate a mettervi nei miei panni: io ero arrivata a Damanhur perchè avevo visto un programma televisivo in cui una banda di pazzi scatenati (i damanhuriani) volevano creare una nuova società spirituale a misura dei propri sogni condivisi, e per realizzare questo ideale il mezzo da loro scelto si chiamava “Gioco della Vita“, una strategia di cambiamento basata sulla condivisione dei propri talenti e sul mettersi in gioco al 100%.

La trasmissione lasciava ad intendere che i damanhuriani erano persone quanto meno stravaganti, per non dire completamente fuori di testa. Arrivo a Damanhur, e la sensazione di essere piombata in mezzo ad una banda di matti era decisamente confermata, inoltre la prima persona con cui parlo del Gioco mi risponde così… come ci sareste rimasti voi?


Io restai a bocca aperta a guardare Tacchino, che a bocca chiusa mi guardò a sua volta per un tempo che mi sembrò interminabile. Non sapevo cosa pensare, ma due potevano essere le possibilità: o Tacchino era completamente fuori, o mi aveva detto una cosa davvero vera, in modo così diretto da uscire fuori dagli schemi, tutti, sia i miei schemi che quelli di qualsiasi altra persona “normale”!

Il mio accompagnatore mi venne a salvare da quell’imbarazzante silenzio, mi portò a conoscere altre persone e a completare la visita di Damanhur. Alla fine di quella giornata tornai a casa con la sensazione che non avrei mai trovato in nessun altro posto quel sano miscuglio di pazzia, verità, sogno e ottimismo che avevo trovato a Damanhur.

Mi iscrissi al Gioco della Vita senza sapere esattamente perchè, ma lo sguardo di Tacchino, quella frase così scarna e vera aveva toccato la mia mente e il mio cuore insieme, e avevo deciso di saperne di più. Partii con il Viaggio e anche la mia vita cambiò, diventò più pazza, felice e vera come me.
Anch’io, come Tacchino, smisi di sapere chi ero, ma cominciai a capire chi volevo diventare… e quel sogno, quel desiderio di trasformarmi in ciò che volevo essere si è avverato.

Formica Coriandolo

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