Falco e l’espressione dello spirito collettivo

Quando parlavi con Falco Tarassaco, avevi la sensazione di parlare con una moltitudine di persone, perché lui canalizzava tutto il popolo dei damanhuriani, dando l’idea di risponderti come avrebbe fatto un ideale superindividuo comunitario, che raccogliesse la saggezza, l’arguzia, l’umorismo di tutti. Falco era “unico”, certamente, con una profondità e una capacità di leggere dentro agli altri che aveva solo lui, ma al contempo era il grande medium della creatura Damanhur, che attraverso di lui esprimeva la propria energia. Falco, così speciale come individuo, rappresentava fortemente anche la dimensione collettiva e parlare di lui significa parlare di noi.

È per questo motivo che, dopo aver raccontato il messaggio di Falco nel mio libro Falco Tarassaco – il sogno, il messaggio, dopo aver intrecciato la mia firma con la sua in La poesia della coscienza nel quale introduco le poesie giovanili dell’adolescente Oberto, ho voluto realizzare un’opera collettiva con Io noi Falco, il libro con il quale, attraverso il racconto di diciassette damanhuriani diversi, cerco di delineare la figura e il carattere del fondatore di Damanhur, così forte nei suoi colori principali ma anche ineffabile, indefinibile quando cerchiamo di ridurla in sintetiche definizioni.

Falco è sempre stato fortemente protagonista nello sviluppo della sua creatura, Damanhur, riuscendo a esserlo, più che attraverso il carisma, attraverso i desideri, i talenti, l’entusiasmo che ha saputo far nascere in ogni damanhuriano. Così, il suo sogno si è fortemente intrecciato a quello di tutti noi, rendendo una cosa sola la sua opera e quella di ogni damanhuriano.

Falco Tarassaco, che a maggio verrà celebrato in Damanhur con un convegno aperto al pubblico il 26 maggio, è scomparso undici anni fa. “Mai nato, mai morto” lasciò scritto Osho di se stesso; Falco, più schivo, non ha lasciato autodefinizioni ma certamente gradirebbe un epitaffio che dicesse “È qui – non lo vedete? – attraverso ognuno dei suoi compagni di strada”.

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Semir Osmanagich è lo scopritore delle piramidi in Bosnia ed un ricercatore appassionato, fautore di studi e ricerche in oltre 75 siti megalitici di tutto il mondo. Recentemente ha presentato i risultati di uno studio svolto sui territori di Damanhur, in cui viene dimostrata l’eccezionalità dei nostri luoghi sacri.

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