La divinità scelta per il mese di agosto del calendario damanhuriano è Lebe, che nella mitologia del popolo Dogon è l’antenato di tutta l’umanità, colui che offre se stesso affinché possano nascere altri esseri umani. I Dogon sono una popolazione dell’Africa occidentale, stanziata tra i territori del Mali e quelli del Burkina Faso. Nella loro tradizione, il dio creatore di tutte le cose, Amma, indicò a Lebe di fingersi morto e di lasciarsi seppellire. In questo modo, il corpo di Lebe poté essere divorato dal serpente inviato dallo stesso creatore. Il serpente, dopo il pasto, vomitò delle pietre che si disposero a terra riproducendo il disegno del corpo umano. Da esse, si generarono tutte le donne e tutti gli uomini, mentre Lebe, nella forma di serpente, proseguiva la propria vita associata alla terra, alla vegetazione, a tutto ciò che muore e rinasce. Attraverso il sacrificio e la trasmutazione del suo corpo fisico Lebe una sorta di padre di tutta l’umanità.

A differenza della mitologia delle religioni legate alla Bibbia, in cui un dio creatore dà vita all’uomo dall’argilla e alla donna dal sacrificio di una la costola del maschio, nel mito dei Dogon la creazione dell’umanità avviene attraverso un accordo tra la divinità e un antenato, che divine iniziatore consapevole e per scelta della stirpe che da lui deriva. La sua figura richiama quindi la consapevolezza di tutti gli esseri umani di essere frutto della scelta dei loro antenati e non soltanto di un intervento divino. Le pietre che escono dal corpo del serpente ingoiato da Lebe, rappresentano non solo gli esseri umani, ma anche i rapporti sociali, la comunità, il matrimonio, il rispetto, e sottolineano la precisa volontà non solo di esistere, ma anche di scegliere i propri valori e ordinare il modo di essere un popolo.

I Dogon sono un popolo dal passato misterioso. Uno dei misteri al quale gli antropologi non hanno mai trovato soluzione, è relativo al loro possesso di raffinate conoscenze in campo astronomico. Per ricordare questo, sulle pareti dei Templi dell’Umanità Lebe è rappresentato mentre indica il firmamento dipinto sul corpo della dea egizia del cielo Nut, per condividere il collegamento con le stelle e l’universo con chiunque si trovi ad osservare i preziosi dipinti delle pareti del Tempio. Lebe ci invita a interrogarci sull’origine dell’umanità, su chi davvero siamo e su quale sia la vera storia del nostro pianeta, in relazione a una civiltà galattica molto più vasta.

Lebe, per vie arcane e misteriose, conosce i segreti del firmamento e ce li indica, disegnati sul corpo di Nut, che è una forza divina legata anche alla rinascita. Forse, il messaggio dell’eroe Dogon è questo: “Noi siamo vivi e nasciamo e rinasciamo continuamente per continuare a vivere, perché in questo modo possiamo partecipare alla realizzazione dei disegni universali.”

Lebe ci invita quindi a riflettere sull’importanza della consapevolezza: del perché esistiamo: noi “ci siamo” perché abbiamo voluto esistere, perché attraverso un accordo con una forza più grande di noi deciso di partecipare al grande gioco della vita nelle forme. Lebe ci ricorda che non abbiamo semplicemente scoperto di esistere, lo abbiamo deciso: questa è una grande responsabilità e una grande forza. Ogni volta che affrontiamo le sfide alle quali ci troviamo di fronte, scegliamo di esistere con più intensità, di essere parte più consapevole dell’universo. Affrontare con coraggio e impegno i problemi collettivi di questa epoca e quelli del pianeta, con lo stesso senso di responsabilità attenzione con cui ci occupiamo dei nostri problemi personali, ci permette di affermare la nostra volontà di crescere.

Accendiamo gli occhi della nostra anima per scorgere, oltre il dito di Lebe che indica il cielo, i nostri obiettivi. L’antenato Lebe ci dice di non temere le difficoltà, le asprezze dei percorsi lungo i quali camminiamo, ma di restare sereni e ci considerarle come il modo migliore per affermare la nostra dignità di esseri che cercano di evolvere se stessi. Rinascere continuamente è il modo migliore per esistere, lo diceva anche Falco Tarassaco, che intitolò un suo libro “Rinascere per vivere”. La saggezza di un antenato e il messaggio di un maestro spirituale si legano nel medesimo obiettivo: farci vivere la nostra crescita, lo sviluppo della nostra anima, come un processo sereno, positivo, vitale. Possano le stelle essere con te.