Spesso gli insegnamenti più profondi – che sono anche i più semplici, dal momento che l’istinto a crescere, nell’essere umano, è naturale – sono nascosti dietro le formule complicate e un po’ astruse delle grandi religioni. Sembrerebbe quasi che i loro sacerdoti abbiano voluto mescolare le acque, ritenendo che in questo modo fosse più facile guidare le persone. Ecco perché Damanhur non vuole essere una religione: perché non vuole guidare le persone, vuole ispirare.
Un esempio di questa confusione, forse il più evidente, viene da quelli che il cristianesimo classico considera peccati, quegli errori che impedirebbero agli uomini, dopo morti, di accedere alla grazia di Dio. I peccati sarebbero di sette generi diversi: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia.
In realtà, essi rappresentano occasioni di crescita, se consideriamo che rappresentano in realtà delle umanissime tendenze da imparare a padroneggiare e non le terribili tentazioni di qualche Signore del male.
La scala verso su
Per essere più chiari: l’avarizia non è soltanto essere avari, significa pensare che ciò che si è dipenda da ciò che si ha; è quando si pensa “Io non sono niente, ma se possiedo qualcosa valgo qualcosa.” Ma se ne facciamo oggetto di meditazione, la superiamo perché si realizza di avere valore anche per altre ragioni, ad esempio per la nostra natura divina.
Invidia non è soltanto invidiare, ma è tutte le volte che si pensa “Se non guardo gli altri non so cosa dire e cosa fare.” Quando invece impariamo a sentirci tutt’uno con gli altri, con un insieme di gente, possiamo aprirci a una dimensione nuova.
Accidia è ogni volta che pensiamo: “Non c’è nulla in me per cui valga la pena di impegnarsi”, ma quando ci si accorge che invece dentro di noi c’è qualcosa di più grande di ogni valore immaginato prima, possiamo scoprire nuove ricchezze interiori.
Ira è quando invece non ci importa più niente degli altri, tanto da non porci il problema di come comunichiamo con loro. Analizzandola fino a superarla, entriamo nel regno dell’Amore.
Gola è quando si pensa che tutto ciò che conta sia fuori di noi e debba essere consumato in fretta e in quantità. Ma quando scopriamo, gustando davvero ciò che consumiamo, che la percezione sensoriale può diventare una forma di meditazione, di colpo ci accorgiamo che il mondo in cui viviamo ha ancora moltissimi segreti da svelarci.
Lussuria è il desiderare più di tutto un altro corpo di cui gioire e quando impariamo che l’altro corpo di cui gioire rappresenta un’altra persona, entriamo nella capacità di comunicare, quindi di non essere soli.
Superbia è quando si pensa di sapere già tutto, e di avere la possibilità di esprimere un giudizio su ogni cosa e ogni persona: ma quando sappiamo trasformare questa logica, anche solo per un attimo, scopriamo con gioia che l’universo è diverso e sorprendente!
Se lo comprendo non mi limita
Questi “peccati”, che in una visione religiosa offendono Dio, in realtà sono ciò che mostra i limiti umani e che quindi, in un percorso di consapevolezza, ci offre lo spunto per iniziare un’opera di raffinamento. Infatti, quando una persona capisce cos’è Avarizia in lui, non può più essere avara!
La Sala dei Metalli, nei Templi dell’Umanità, è dedicata al percorso di trasformazione dell’individuo nelle diverse fasi della vita. Sul pavimento, sono riprodotte in mosaico cinque figure che rappresentano quelli che per Falco Tarassaco sono i nostri limiti più evidenti, che racchiudono e causano tutti gli altri: Egoismo, Pessimismo, Falsità, Incoscienza, Passività. Sono raffigurati a terra perché rendersi conto della loro presenza è il primo passo verso il loro superamento.
Allora, pensa per un attimo a te stesso e chiediti quali fra questi cinque è il più presente nella tua vita. Ciò che devi fare, a questo punto, lo sai: sorriditi a te stesso, rimboccati le maniche e…
Buona crescita.