Una volta, Falco Tarassaco lasciò sorpresi i damanhuriani, letteralmente a bocca aperta, dicendo “Se non riuscite e voler bene a qualcuno, allora fate finta”.
Ma come, un maestro illuminato invitava a fingere e a non essere autentici? Per di più, invitava a questo comportamento nei confronti degli altri, dopo tutti i discorsi sulla comunità, sul crescere insieme, sull’amicizia e sull’amore?
Confrontandosi fra loro nei vari gruppi comunitari, i damanhuriani iniziarono a intuire altri e più profondi significati della sorprendente affermazione della loro guida spirituale, fino a che il fondatore di Damanhur spiegò la propria provocazione.
Il nostro corpo, la nostra mente, le nostre emozioni collaborano attivamente nel dare vita al nostro comportamento.
In genere siamo abituati a considerare che un’azione sia la conseguenza di un pensiero che a sua volta è la conseguenza di un’emozione ma nella realtà la relazione tra questi elementi è circolare, non rettilinea. Cioè, uno influenza l’altro, senza che vi sia una gerarchia rigida. Fare un gesto gentile può essere – e di norma lo è – la conseguenza di un gentile moto dell’animo ma è vera anche la situazione opposta: fare una cortesia a una persona, in un momento nel quale siamo di cattivo umore, può aiutarci a superare l’irritazione e tornare a una condizione più serena.
Si sorride perché si sta bene o si sta bene perché si sorride?
La prima affermazione è naturalmente giusta e presente nell’esperienza di tutti ma anche la seconda lo è: se quando stiamo male, quando siamo tristi e amareggiati, ci mettiamo davanti allo specchio e proviamo a sorridere a noi stessi, vediamo che a poco a poco il sorriso chiama il sorriso, e il nostro stato d’animo si rasserena.
Per fare un altro esempio: nell’Armonizzazione interiore, una disciplina damanhuriana di meditazione e riequilibrio energetico, vengono praticate alcune posizioni attraverso le quali il corpo fisico “invita” il resto del nostro essere a mettere in atto alcune funzioni: con la posizione “del pensatore”, come con la posizione “dell’ascolto”, è come se si attivassero in noi le capacità di riflettere con particolare intensità e di ascoltare al di là delle parole, fino a cogliere significati che diversamente non sapremmo raggiungere. Il corpo stimola comportamenti della mente e del cuore, e non solo il contrario.
Educhiamo il cuore e la mente
Torniamo a quell’affermazione di Falco: “Fate finta di volere bene”. Il messaggio è: comportatevi come se vi voleste bene, anche se non ci riuscite ancora, e questo educherà il vostro cuore e la vostra mente a sviluppare quell’amore che ora non c’è.
Nei confronti di chi amiamo è facile essere accoglienti, gentili, generosi. Nei confronti di chi ci è indifferente o, addirittura, di chi ci è inviso, non lo è affatto. Ma se ci sforziamo di esserlo, comportandoci “come se”, ci accorgeremo che a poco a poco il nostro sentire cambierà e svilupperemo una diversa sensibilità anche nei confronti delle persone che sentiamo più lontane. L’amore va educato, l’emozione va istruita, non si tratta di sentimenti che ci sono oppure non ci sono, senza che noi possiamo fare qualcosa. E Falco con quel suo “fare finta” ci insegna che non importa se amiamo una persona, cominciamo a comportarci con empatia, e l’amore lo svilupperemo.
Amare una persona non significa non vederne i limiti, trovarla piacevole e in gamba: significa cercare in lei i segni della nobiltà dell’anima umana – anche quando questi segni ci sembrano ben occultati! – e fare ciò che è in nostro potere affinché quella persona la esprima.
Ognuno di noi ogni giorno incontra persone con le quali ha un rapporto più difficile e cerca di aprire nuovi spazi di relazione, che faranno bene a entrambi. Pensaci anche tu: verso chi puoi imparare a comportarti in modo amorevole, anche se in questo momento amore non c’è? E te ne accorgerai, se qualcuno lo farà verso di te?