Il dio Horus è uno dei più significativi nella mitologia dell’antico Egitto. Il suo culto inizia nel IV millennio a. C., diffondendosi a partire da Edfu, sulla riva occidentale del Nilo, fino a toccare ogni punto del tempo e dello spazio della civiltà dell’Alto e Basso Egitto. Ha le sembianze di un falco, spesso rappresentato anche come figura umana dalla testa di rapace. È venerato in due forme principali. Horus bambino è figlio di Iside e di Osiride, discendendo quindi del lignaggio più alto che si possa immaginare. Nasce dopo che Osiride viene ucciso dal fratello Seth e poi è riportato in vita da Iside e Neftj. Horus diventa quindi antagonista dell’invidioso Seth, che nel corso della lotta gli caverà l’occhio sinistro. Thot ricostruisce l’occhio del dio falco, che con esso acquisisce ulteriore potere e conoscenza: l’occhio è l’Udjat, presente in numerosissime rappresentazioni sacre. Horus adulto – detto anche “Sole sui due orizzonti” – è la personificazione stessa del faraone e del suo potere: assoluto, amministrato con saggezza, venato di profondo amore per il popolo sul quale regna e del quale è responsabile.
La divinità Horus vede crescere progressivamente la sua centralità nel pantheon egizio fino a diventare la forma divina più elaborata e completa, ponte fra il mondo celeste e il mondo umano: egli è faraone, taumaturgo, ordinatore del caos, vincitore e pacificatore del male, protettore del suo popolo e delle tradizioni dinastiche. La figura simbolica di Horus è molto cara anche alla tradizione damanhuriana: per la sua natura, per il suo rappresentare i valori più importanti che ci proiettano in una nuova fase della storia dell’umanità. Il suo nome venne scelto, oltre quaranta anni fa, per la prima organizzazione creata dai damanhuriani, il “Centro Horus”, e molte sue immagini e statue sono presenti nei territori di Damanhur e nei Templi dell’Umanità. E oggi, che cosa porta Horus all’umanità che cerca la propria strada mentre, come le tradizioni occidentali e orientali dicono con parole diverse ma significati simili, stiamo passando da un’epoca all’altra, da un eone all’altro, da un’età a un’altra? Il suo occhio prima perduto e poi risanato, l’Udjat, guarda nella direzione della risposta. È l’occhio attraverso il quale vediamo riflessa la morte e la rinascita, il rinnovamento. È l’occhio che riproduce la ghiandola pineale, la capacità di osservare dentro di sé e così facendo sviluppare la percezione, scoprendo altre visioni e interpretazioni della realtà nella quale ci muoviamo. È l’occhio, in ultima analisi, che il dio ha accettato di sacrificare, per averlo nuovamente con sé, rinnovato e arricchito dall’intervento di Thot.
Quello che colpisce in Horus è la completezza. È figlio e padre di un popolo, dio e faraone, divino e umano. Non è l’unica figura divina che abbia questa doppia natura ma in lui questo non crea alcuna separazione, non cagiona esigenze contraddittorie anzi guida il suo comportamento verso una coerenza totale. Horus è la forza che afferma che tutto ciò che esiste può essere composto in un unico, armonico quadro. Oggi il mondo continua a essere diviso in blocchi, la distribuzione della ricchezza e la salvezza del pianeta sembrano seguire strade divaricate, la qualità di vita degli uomini e delle donne è ancora molto diversa… Ma se osserviamo il volo di Horus, se sogniamo i suoi sogni, se ascoltiamo la sua voce antichissima, dentro di noi, possiamo udire il soffio delle sue parole che affermano che è possibile trovare il modo nel quale le spinte contrarie trovano un fulcro comune e riescono a operare insieme per la soluzione dei medesimi problemi. Lui ha saputo trasformare la lotta con Seth nella sua personale maturazione fino a essere il protettore di ogni faraone, ha saputo fare del proprio occhio uno strumento potentissimo passando attraverso la sua perdita. Anche noi, nelle nostre piccole azioni quotidiane e nel contributo che come cittadini del mondo possiamo dare al nostro destino comune, possiamo imparare a fare altrettanto: unire, superare ogni forma di divisione che ancora mortifica il pianeta, trasformare ogni antagonismo in un’occasione per avere una duplice forza verso obiettivi condivisi. Un’ultima cosa: Horus agisce sempre in prima persona, non delega ad altri le proprie responsabilità. Forse il suo segreto è proprio qui, nell’avere Dei amici e alleati ma agire personalmente. Un anno finisce e se ne annuncia uno nuovo, il segreto di Horus può adesso divenire il nostro.
Stambecco Pesco