I sogni sono quell’intreccio tra pensiero ed emozione che è più vicino alla fantasia e all’immaginazione, ed è da queste energie che nascono spesso le cose più belle. Non a caso, diciamo spesso che Damanhur è nata dalla nostra capacità di sognare e di dare concretezza al sogno. I sogni rappresentano una porta tra la realtà concreta, quotidiana, consapevole, e la sfera delle infinite possibilità, posta in dimensioni che non sono lontane da noi ma che non sono raggiungibili con semplicità.
Il mondo del sogno è per noi preziosissimo: riordina le esperienze del giorno, elabora quelle che maggiormente ci hanno messo alla frusta, e soprattutto, nei suoi livelli più profondi, ci porta fuori da noi, a contatto con stati dell’esistenza nei quali la vita continua attraverso altre forme. Si tratta di quei livelli legati al sogno lucido, indagati da alcuni decenni anche dalla neuropsichiatria oltre che da molti sensitivi, e ai quali sono dedicati alcuni corsi della Damanhur University.
E il continuum?
Quando impariamo a sognare con consapevolezza, non limitandoci a lasciar fare al sogno ma guidando coscientemente la nostra vita onirica, è come se raddoppiassimo le nostre capacità – di fare cose, di scoprire il mondo, di essere sereni – perché aumentiamo il tempo e l’energia che possiamo dedicare a noi stessi e a ciò che amiamo.
Sorge spontanea una domanda: perché non esiste un continuum di consapevolezza tra la realtà quotidiana e quella onirica? Come mai non siamo consapevoli di questa continuità, di questo viaggio nella sua completezza, e non riusciamo a padroneggiare questa parte della nostra vita come padroneggiamo l’altra, quella della veglia?
Sarebbe facile dire che noi “padroneggiamo la nostra vita da svegli”; è un’affermazione un po’ ottimistica! Diverse cose lo dimostrano: noi non abbiamo consapevolezza né di tutte le percezioni sensoriali che il nostro corpo registra né di tutti i pensieri che attraversano il nostro cervello, che si annodano l’uno con l’altro e che poi perdiamo dopo poco; durante la giornata siamo pieni di automatismi fisici e mentali che, quando ci vengono fatti notare dagli altri, ci sembrano inverosimili.
Facciamo una prova: saresti in grado di descrivere esattamente la tua posizione fisica e di distinguere tutti i suoni e gli odori che senti mentre stai leggendo? E qual è stato il tuo ultimo pensiero prima di iniziare questa prova? Insomma, col concetto di padronanza durante la veglia, bisogna andarci piano! Però, di sicuro nella fase diurna della nostra vita abbiamo una coscienza maggiore rispetto a quella notturna. Ma dentro noi c’è una frattura che rende molto più difficile la consapevolezza del sogno.
Come con le vite precedenti
Con le vite precedenti, se ci pensiamo bene, avviene la stessa cosa. Se noi potessimo ricordarle lucidamente, avremmo a disposizione un’intera biblioteca di esperienza, conoscenza, saggezza, che renderebbe la nostra vita attuale, se non un paradiso, certamente una sfida più bella da affrontare, priva di ansia perché, avendo già visto tutto, avremmo la certezza che tutto ha un senso, un significato, una soluzione. Invece, la nostra memoria si interrompe sempre alla fine di ogni esperienza e al massimo serbiamo dentro di noi sensazioni e deboli indizi, che vengono valorizzati dai corsi sulla ricerca delle vite precedenti.
Una strada da percorrere
L’assenza di continuum tra la veglia e il sogno, come tra una vita e le successive, è una delle sfide più impegnative – e più umoristiche – alle quali è chiamato l’essere umano, una creatura ricchissima, dalle infinite possibilità ma che… non se ne ricorda! Una delle definizioni che Falco Tarassaco dava di se stesso, quando i suoi allievi spirituali lo chiamavano “maestro” o “illuminato” era questa: “Io sono semplicemente un uomo con la memoria, un uomo che ricorda”.
Insomma, la strada verso la realizzazione, che è la strada verso la felicità, transita anche attraverso il sogno lucido e la memoria delle vite passate.